Perissinotto dà voce ai silenzi delle Langhe

Fabrizio Ottaviani

Non deve essere piacevole ritrovarsi con le mani affondate nella scatola dei biscotti contenente i documenti di una vita, se non altro perché di solito queste cose accadono quando un parente se ne sta andando. Stavolta a indugiare sulla soglia che separa la vita dalla morte in un ospedale è Bartolomeo Boschis, un viticultore delle Langhe che porta sulle spalle alcuni pesanti fardelli, a cominciare dai maltrattamenti alla moglie. A frugare nei cassetti è il figlio Domenico il quale, superando quello che in modo un po' burocratico definisce un «deficit di funzione paterna», è riuscito a cavarsela. Cresciuto con la madre, che dopo essersi fortunosamente separata dal marito è rinata a Torino accanto a un architetto di successo, Domenico è diventato un famoso attore televisivo («sei il più amato dalle italiane», lo lusinga un amico ritrovato) e adesso vive a Roma. Richiamato dalla brutta telefonata, prende un treno e raggiunge il «bricco» (il poggio, nel dialetto di Asti) dove viveva il padre prima di ammalarsi. Stavolta la casa sulla collina si chiama «la Colombera» ed è un tugurio fatto di cani alla catena e pareti ammuffite, brande in cucina e lampadine fulminate.

Quando dal capezzale, dove giace in stato di incoscienza, Bartolomeo balbetta una frase «La ragazza! La ragazza!» Domenico decide di andare a fondo. Teme che il padre, in passato, si sia macchiato di un atto ignobile. Frugando nei bauli della Colombera scoprirà che sotto l'idillio enogastronomico ad uso dei turisti inglesi o tedeschi le Langhe serbano un sostrato indigesto, a suo tempo descritto senza mezzi termini anche da Fenoglio e da Pavese, fatto di ossessione per il gioco d'azzardo e di misoginia. Dal passato, affiora la vicenda del rapimento di una ragazza il cui ricordo è stato sottoposto a una spregiudicata rimozione collettiva.

Nel suo ultimo romanzo (Il silenzio della collina, Mondadori, pagg.

245, euro 19) Alessandro Perissinotto alleggerisce un tema doppiamente tragico con il rosa della commedia e la malinconia delle rimpatriate, operazione di difficile gestione che solo l'abilità dello scrittore riesce ad attuare senza sbavature né stridori. L'invito implicito al lettore è di essere meno indulgente verso la discriminazione femminile, un atteggiamento più radicato di quanto la nostra scarsa memoria preferirebbe credere.

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