Primo libro per Daniela d'Urso: "Con Lagnamelagna esorcizzo il passato. Mia sorella? Orgogliosa di lei"

Daniela d'Urso ha pubblicato il primo libro, in cui si apre tra aneddoti e racconti sul suo vissuto: Lagnamelagna è un viaggio introspettivo ironico ma anche riflessivo e pungente, senza sconti

Foto di Gabriella Deodato
Foto di Gabriella Deodato

Daniela d'Urso, classe 1960, è la secondogenita di sei figli. Nata a Napoli, cresciuta tra la città di Partenope e Roma, lavora nello spettacolo, come la maggior parte dei suoi fratelli. Porta con sé un cognome importante, che in Italia si associa inevitabilmente a Barbara, colonna della tv italiana, sua sorella. Daniela ha da poco pubblicato il primo libro, un viaggio nella sua vita anche attraverso il rapporto con i suoi affetti più stretti, quelli che ora si chiamano congiunti, e con sua sorella, della quale racconta sfaccettature inedite. Lagnamelagna (in vendita su Amazon) è un lungo viaggio introspettivo fatto da tanti alti e da altrettanti bassi, con i quali Daniela d'Urso racconta, semplicemente, chi è.

Da dove nasce l'esigenza di scrivere un libro?
"Molto timidamente, un anno e mezzo fa ho aperto un blog e ho cominciato con poche righe, due o tre volte alla settimana, e qualche foto. Man mano che scrivevo ho iniziato a parlare di me quasi senza rendermene conto. Ho notato che alla gente interessava quello che scrivevo e che avevo da dire. Questo mi ha dato la spinta per scrivere ancora di più, su qualunque cosa mi venisse in mente. Famiglia, amici, ricordi, pensieri... Non so se è stata un'esigenza quella di scrivere un libro, ma sentivo che era qualcosa che mi apparteneva. Il blog è stato un mio luogo privato, che poi è diventato pubblico mentre scrivevo".

Ci sono dei passaggi molto introspettivi in Lagnamelagna, nei quali scopri una parte molto personale. Non temi di essere attaccata per questo?
"Avendo un cognome abbastanza noto ho messo in conto che ci sarà qualcuno che mi attaccherà, perché c'è sempre una fetta di persone infelici che non accetta la felicità altrui. Io ci faccio un bel sorriso su, del resto se una persona decide di rendere pubblica una parte di sé deve anche aspettarsi che quella possa non piacere. Io accetto il rischio".

Perché Lagnamelagna?
"È un soprannome che avevo da bambina, non voglio dire il perché... Chi legge capirà. È un soprannome che non ho mai amato particolarmente però mi piaceva renderlo pubblico per esorcizzarlo".

C'è ancora Lagnamelagna?
"Ogni tanto sì. C'è stata molto da bambina ma ogni tanto diciamo che salta fuori in qualche occasione particolare, anche se molto più raramente".

Nel libro alterni momenti di ironia, di autoironia, di malinconia e di rabbia. Perché?
"Io sono così, sono esattamente quello che ho scritto. Come tutti, ho momenti di grandissima malinconia e nostalgia della mia famiglia, perché noi fratelli abitiamo tutti distanti l'uno dall'altro. Ogni tanto viene quel magone perché vorresti vederli, abbracciarli... Quando siamo insieme ci divertiamo davvero tanto. Siamo sei, siamo uniti, ci guardiamo negli occhi e ci capiamo...Ci piace stare tutti insieme. Certo, ho momenti di rabbia per accadimenti, episodi sui quali non sono d'accordo, e ho momenti di profonda riflessione. Io sono una donna ironica e autoironica, perché quel pizzico di ironia condisce bene quello che si scrive".

Quale di queste tante “te” vorresti emergesse con maggiore forza da Lagnamelagna?
"Tutte, nessuna esclusa. Vorrei che fossero capite tutte, perché penso di aver dato delle versioni di me, di quello che provo, dei miei sentimenti, rispetto a svariati argomenti della mia vita".

Abbiamo già accennato alla tua famiglia, abbastanza numerosa, e nel libro cerchi di raccontarla. Immagino non sia stato semplice
"No, anzi, ti dirò di più. Probabilmente avevo proprio voglia di raccontare di ognuno di loro. Ho provato a raccontare cosa sono per me, è una personale interpretazione dei miei affetti, che si riferisce al passato e al presente. Racconto come abbiamo vissuto ma soprattutto come io ho vissuto ognuno di loro. La cosa difficile è stata parlarne senza invadere la privacy di nessuno, senza disturbarli nella loro vita privata".

Ovviamente parli anche di Barbara nel libro
"Sono diversi capitoli, sulla famiglia e sui ricordi. Sono i ricordi di una bambina attraverso i quali parlo di una storia che è in parte pubblica e nota. Ma questo è il mio punto di vista, come l'ho vissuto io. Ci sono ovviamente dei passaggi in cui parlo del rapporto con mia sorella Barbara e dei ricordi che abbiamo insieme".

Lei è per tutti “la d'Urso”, per te chi è?
(Ride, ndr) "Per me è mia sorella... Ma anche per me è la d'Urso. Io ho seguito tutta la sua carriera, per me è mia sorella (lo ripete rimarcando il possessivo, ndr) ma anche una delle più grandi professioniste che ci siano adesso. È una persona di grande coraggio, perché per fare quello che fa ne serve davvero tanto. Io sono orgogliosa di lei. Sai, soprattutto in questo periodo di quarantena è stata tanto tanto forte, instancabile. La vedo in un doppio modo, come persona che amo come sorella e come persona che amo come professionista".

Cosa vi lega in modo così profondo?
"Non so dirti cosa ci lega se non il fatto che abbiamo lo stesso DNA. Penso sia fondamentale...

Ci lega il sangue, perché poi siamo completamente diverse caratterialmente. Per me il sangue è fondamentale, non lo puoi rinnegare, strappare via o far finta che non esista. Il sangue è la vita".

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