Quegli animali tra gioco e materia

Alice Zanin espone le sue opere di carta a Milano dal 21 novembre

Angelo Crespi

Il risultato del lavoro di Alice Zanin (Piacenza, 1987), giovane artista dal gusto sopraffino, è uno zoo surreale e surrealista, pieno di bestie e bestiole che sono aeree come la carta di cui sono fatte e forti come l'armatura di ferro all'interno che le sostiene dando loro anima e corpo. Animali scavati, di una leggerezza assoluta, che fluttuano tra gioco e materia, come a ricordarci un'infanzia perduta, e che possono essere ammirati appesi al Mondadori Store di Piazza Duomo a Milano a partire dal 21 novembre all'interno del progetto Start. Alice Zanin, interprete di quella nouvelle vague che predilige come materiale elettivo la carta, e che ha in Sabrina Mezzaqui l'esponente più conosciuta a livello internazionale, da molti anni è impegnata nel perfezionamento di una tecnica antica, quella della papier mâché, alla luce dei nuovi panorami estetici della contemporaneità. Il suo è uno stile ormai riconoscibile, sia nelle sculture di grandi dimensioni sia in quelle di proporzioni minute, uno stile che le permette di mediare tra un desiderio di perfezione e proporzione e una interpretazione personale del mondo animale come alterità quasi onirica al nostro: nello stesso tempo ornamento e suggestione, pungolo e rappresentazione.

Autodidatta di formazione, Zanin ha sperimentato diversi mezzi espressivi fra cui anche la pittura e di recente l'incisione, fino a scegliere di concentrarsi sulla tecnica della cartapesta. Nel tempo ha raggiunto risultati minuziosi e oltremodo raffinati ottenendo superfici lievi, come epidermici giochi di colore per mezzo di accordi cromatici tra le carte utilizzate.

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