Alle radici di un mito Il Jimi Hendrix nascosto si riscopre più funk negli show del Fillmore

Il chitarrista suonò mezzo secolo fa quattro concerti a New York Stava cercando un nuovo suono ma pochi mesi dopo trovò la morte

Alle radici di un mito Il Jimi Hendrix nascosto si riscopre più funk negli show del Fillmore

La famiglia di Jimi Hendrix farà anche i soldi con «il caro estinto» ma sta comunque facendo un lavoro esegetico di grande valore, come dimostra questo cofanetto di cinque cd Songs For Groovy Children. The Fillmore Easts Concerts che riprende quattro fondamentali concerti del chitarrista con la Band of Gypsys.

Dopo lo scioglimento degli Experience e la gloriosa performance di Woodstock con il colorito ensemble dei Gypsy Sun and Rainbows, Jimi era alla ricerca di qualcosa di nuovo, che affondasse maggiormente le radici nel funk, nel soul e nella musica nera. «Sento i colori e i suoni dei miei avi che mi chiamano», disse in un momento particolarmente ispirato. Senza naturalmente abbandonare il rock né le evoluzioni chitarristiche a cui ci aveva abituato, Hendrix cominciò a pensare qualcosa di diverso e lo fece (ancora) con la formula a trio. Richiamò Billy Cox (vecchio amico dell'esercito e suo sodale a Woodstock) e il virtuoso e tonitruante batterista (e cantante) ex degli Electric Flag Buddy Miles, che in quel 1969 guidava il suo gruppo Express, e che aveva già collaborato con Jimi nel disco Expressway to Your Skull (nelle cui note di copertina c'è una poesia di Hendrix) che poi gli produsse l'album Electric Church.

Questi quattro concerti al Fillmore Easts furono tra i più suggestivi e al tempo stesso travagliati nella breve ma intensa storia musicale del chitarrista di Seattle. Tutto nacque perché Jimi - incauto nel firmare il suo primo contratto - era obbligato a inciderne ancora uno per la Capitol. Pensò quindi di proporne uno dal vivo con brani nuovi, pezzi pensati per la voce e le qualità ritmiche di Miles e cover dell'universo funky-soul-blues nero. Nacque così l'album - che tutti i fan sfegatati possiedono nella propria collezione - Band of Gypsys - che conteneva solo sei canzoni di quei concerti. Poi uscì il cd con nove brani, Band of Gypsys 2 con altri sei pezzi, At the Fillmore East (doppio con 16 brani) e The Fillmore East First Show che ne conteneva undici.

Una valanga di dischi su quell'evento dunque. Ma qui c'è proprio tutto: 43 pezzi nella sequenza originale dei concerti con 26 brani molto rari (apparsi per esempio solo nella versione video) e 7 brani mai pubblicati in assoluto. Il tutto con la garanzia del remix e dei magheggi di Eddie Kramer, il suo ingegnere del suono di sempre. Jimi prese molto sul serio questo impegno e, nei giorni prima dei concerti, trascinò il trio in una lunga serie di prove che duravano dalle 12 alle 18 ore al giorno!

Quindi il gruppo si presentò sul palco il 31 dicembre 1969 e il primo gennaio 1970 per questi quattro splendidi show, che però non portarono troppa fortuna alla band, che quando uscì l'album (il 25 marzo del '70) si era già sciolta. Qualcosa non funzionò nel rapporto tra i tre artisti, oppure Jimi era già alla ricerca di altro o sentiva arrivare la fine. Non tutto andò liscio in quella breve tournée; il 27 marzo al Madison Square Garden di New York Jimi litigò con una ragazza del pubblico e la band lasciò il palco dopo sole due canzoni.

È quindi emozionante riascoltarlo in brani come Power of Soul con quel wah wah imprendibile e le parti vocali condivise con Buddy Miles; wah wah che domina anche Lover Man prima che i tre si gettino a capofitto nel blues di Hear My Train A.Comin'. Tra le perle degli show i quasi dieci minuti in libertà di Burnin' Desire, che avrebbe dovuto far parte del primo album in studio della Band of Gypsys mai portato a termine. Suadente Stop il call and response tra le voci di Jimi e Buddy nella soul ballad Stop (incisa un paio di anni prima da Howard Tate) e la cover di Bleeding Heart di Elmore James (qui splendida) che Jimi aveva già inciso da giovane alla corte di Curtis Knight. Nel secondo set spiccano il classico natalizio (fatto alla maniera di Hendrix) Auld Lang Syne e una inarrivabile Who Knows con un canto quasi scat più inarrivabili versioni di Them Changes (di Miles), Message to Love più le immancabili Stone Free e Foxey Lady.

Il disco del primo dell'anno è ricco di cavalli di battaglia in versioni smaglianti - da Purple Haze a una Machine Gun un po' più breve del solito (comunque sempre 12 minuti di suoni imbizzarriti) ci sono le inedite Steal

Away del soulman Jimmy Hughes, cantata da Buddy Miles e Lover Man dedicata al pubblico femminile. Inutile svelare altro, per i fan è un must e per la critica uno dei cofanetti più importanti della produzione hendrixiana.

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