Cultura e Spettacoli

"Radio, social e classifica. Il mio vero festival è iniziato dopo Sanremo"

Oltre 7 milioni di stream per il brano "Ora". "L'affetto dei miei fan dopo lo scherzo delle Iene"

"Radio, social e classifica. Il mio vero Festival è iniziato dopo Sanremo"

Così all'improvviso. «Mamma mia che sorpresa». L'altra sera Aiello si è ritrovato in cima alle tendenze social perché si era sparsa la voce del suo arresto per spaccio di stupefacenti. Migliaia di tweet e di post, un fiume in piena. In realtà era stato «solo» vittima di uno scherzo delle Iene (in onda nelle prossime puntate), ma ha colpito la gigantesca onda di affetto che ha avvolto il cantante proprio sui social che sono il paradiso del rancore: «Mi sono consumato gli occhi fino alle 3 di notte per leggere tutti i commenti», spiega lui, cosentino di 36 anni, nome di battesimo Antonio, uno dei cantautori più ispirati degli ultimi tempi perché ha una voce che non tradisce e una scrittura che sprigiona forza espressiva (autentica rarità oggi). Non a caso dopo il debutto al Festival di Sanremo il suo brano Ora ha accumulato oltre sette milioni di stream. E il calendario dei suoi concerti si allunga nonostante lo stop degli spettacoli (Vivo Concerti ha annunciato il raddoppio della data di Firenze nel tour che parte l'8 ottobre dal Vox di Nonantola). «E dire che l'ho già dovuto rinviare due volte».

Partiamo proprio dalla prima serata di Sanremo: dicono che abbia interpretato il suo brano con troppa foga.

«Sono arrivato sul palco dopo due mesi di prove durante le quali mi ero spesso emozionato e commosso proprio cantando una parte di brano. Poi, se una telecamera ti inquadra in primissimo piano mentre canti quella parte, il rischio di sembrare esagerato è molto alto per tutti, specialmente per un esordiente come me. Ma molti mi hanno criticato gratuitamente».

Poi sui social sono partiti i «meme» su di lei (immagini o video che diventano virali).

«Sul palco forse ho gestito male l'emotività, ma poi ho fatto dieci passi indietro e ho gestito la situazione. Di certo avrei preferito trascorrere sei giorni più sereni. Non mi importava tanto della classifica finale del Festival ma della canzone. E per fortuna...».

Per fortuna?

«È diventata disco d'oro, quindi è piaciuta al pubblico. Diciamo che il mio vero Sanremo è iniziato dopo il Festival».

Poi c'è quel verso: «Sesso ibuprofene».

«Dicono sia diventato un cult. Per me è stata una chiave di lettura per un sesso che non dimenticherò mai».

Una notte scatenata?

«In realtà due».

Poi?

«Speravo fosse un amore curativo, ma sono scappato. Per questo dichiaro di essere stato uno str...È stata colpa mia, non ho fatto partire la relazione».

Sin dai tempi del brano Arsenico, Aiello passa molto in radio, è forte nello streaming ma dal vivo è ancora una incognita.

«È stato inevitabile rinviare il mio tour. Però vedo che per fortuna c'è ancora molta voglia di sentirmi in concerto, perciò non vedo l'ora di partire».

Aiello è nato a Cosenza.

«Ma a 21 anni sono arrivato a Roma per studiare e per suonare. Ho questa passione che è la musica».

Il suo nuovo disco si intitola Meridionale.

«Ma non è un manifesto del Sud contro il Nord o cose del genere. È semplicemente e genuinamente un omaggio alla mia terra. Ma, a parte il titolo, è soprattutto un omaggio alla contaminazione musicale, all'incrocio di generi».

Lo dicono in tanti.

«Per me la musica è sperimentazione, non riesco a pensarla diversamente, non a caso in Meridionale c'è anche il pop che si incrocia con il flamenco. Mi sono presentato al grande pubblico con tre ballate, ma non sono soltanto questo. Il mio obiettivo, ciò a cui penso quando scrivo la mia musica, è di non limitarmi solo a una chiave di lettura».

Ossia?

«Voglio che le mie canzoni facciano ballare ma anche abbracciarsi per la commozione».

Cos'è cambiato dopo Sanremo?

«Per strada mi riconoscono di più, e dire che ho pure la mascherina. L'altro giorno il controllore sul treno diceva che sono i miei due orecchini a rendermi inconfondibile».

Qual è stato il suo concerto con meno pubblico?

«Sette persone».

Non male.

«Ero in un locale a Roma con altri artisti, ciascuno si era portato gli amici. Cantava e poi se li portava via. Quando è toccata a me, in platea c'erano solo i miei sette amici.

Ho cantato come se fossi stato nella mia cameretta».

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