The Rain: la pioggia è il nuovo zombie

La prima produzione danese di Netflix è The Rain, un thriller post-apocalittico dove la pioggia è portatrice di morte

The Rain: la pioggia è il nuovo zombie

The Rain, prima serie tv di Netflix con produzione danese, ci racconta una storia già vista al cinema e in altre serie tv, senza però annoiarci.

Netflix, dopo Dark, in vista di Baby - seconda produzione italiana dopo Suburra - e ora con The Rain, mostra sempre di più la sua intenzione di delocalizzare ed espandere il mondo dell’intrattenimento che fornisce. The Rain è infatti firmata Netflix, ma la produzione è danese. E questo ci porta a perdonare alcune mancanze che ad una super-produzione americana non avremmo certo fatto passare lisce.

The Rain è ambientata in uno scenario post-apocalittico scandinavo che prende ispirazione, per trama di base e profilo dei personaggi, da altri titoli di successo di questo genere. Simone, giovane studentessa, poco prima di un esame con i compagni viene prelevata senza spiegazioni dal padre, visibilmente preoccupato. Il motivo, per quanto assurdo possa sembrare all’inizio, è molto serio: sta per piovere. Ovviamente in questo caso la pioggia non è semplice pioggia, e Frederick (padre di Simone) che è uno scienziato, lo sa bene. Infatti attraverso la pioggia le persone vengono infettate da un virus che le porta rapidamente alla morte. La famiglia di Simone trova rifugio in un bunker e il padre, scienziato del colosso farmaceutico Apollon, li abbandona per andare in cerca di una cura. Prima di andarsene però affida una missione alla figlia: tenere al sicuro il fratello Rasmus, “lui è la chiave di tutto”. I due fratelli, presto orfani di madre, dovranno sopravvivere da soli e qui incontriamo alcuni problemi per la storia raccontata in The Rain. In particolare come non ci siano state ripercussioni mentali e/o fisiche durante e dopo i sei anni in cui i due rimangono chiusi nel bunker, senza vedere la luce del sole, mangiando cibo da astronauti e in piena fase di sviluppo. Insomma, Desmond Hume di Lost avrebbe qualcosa da dire a riguardo.

Il primo episodio detta subito il ritmo dello show e ci avverte che saranno pochi i momenti lenti, evidenziando fin da subito l'interpretazione di Alba August che, nel ruolo di Simone, regge sulle proprie spalle gran parte della serie. Le otto puntate regalano brevi flashback sulla precedente vita dei personaggi, alternati con le dinamiche di un gruppo che se vuole salvarsi deve restare unito. Un’esistenza non più tanto serena per i danesi, ritenuti il popolo più felice al mondo, ma basata ora su di un concetto di homo homini lupus. I problemi sono causati non solo dalla pioggia infetta (e dalla relativa paranoia di contagio), ma anche dagli altri sopravvissuti affamati e pronti a tutto per sopravvivere. Verrebbe da citare Il Corvo e dire “Non può piovere per sempre”.

Inevitabile non pensare quindi ad altri film, serie tv ma anche videogiochi, che trattano di scenari post-apocalittici, in particolare vengono in mente The Road e The Walking Dead.

Ovviamente The Rain non ha la profondità di questi due titoli, soprattutto del primo. Ma le similitudini sono riviste in salsa danese e la ricerca della speranza e della sopravvivenza tra i boschi scandinavi ci regala uno show tutto sommato piacevole.

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