Cultura e Spettacoli

Il Ravenna Festival è pronto a ripartire. "Offriamo un modello che potrebbe aiutare"

Il sovrintendente De Rosa: "Speriamo di confermare gli impegni con Muti"

Il Ravenna Festival è pronto a ripartire. "Offriamo un modello che potrebbe aiutare"

Lo spettacolo dal vivo è morto. Si fa streaming e un gran parlare. Si criticano i discorsi di Conte che mai includono la parola musica, mentre i manager della cultura attendono la ripartenza nel segno dei «forse». Va bene discutere, meglio però avanzare progetti concreti come accade ormai da settimane nel mondo dell'imprenditoria.

Ma qualcuno ha rotto il ghiaccio. Ieri è arrivato sul tavolo del ministro della cultura una proposta concreta di musica dal vivo nella fase 2. L'ha formulata il Ravenna Festival, manifestazione nata 32 anni fa per volere di Cristina Muti, moglie del direttore Riccardo Muti. Ora la signora ne rimane l'anima però ha passato il testimone a Antonio De Rosa (sovrintendente) e a Franco Masotti e Angelo Nicastro (direzione artistica).

Il triumvirato ha rivoluzionato modi, tempi e strategie del Festival la cui partenza era prevista per il 3 giugno. Ne abbiamo parlato con De Rosa. Qual è l'obiettivo? «Non è vincere una gara. Anzi l'idea è quella di muovere tutta la filiera della musica. Il nostro è un caso di studio che potrebbe essere adottato da altri». Partiamo dagli spazi: «La Rocca Brancaleone, fortezza del XV secolo, uno spazio all'aperto nel quale applicare quel distanziamento sociale che, combinato a un sistema di ingresso a turni e alla disponibilità per tutti di mascherine e gel igienizzanti, potrebbe diventare la chiave per la continuità nel mondo dello spettacolo dal vivo».

Ma quanti spettatori avrebbero accesso? «Duecentocinquanta. La Rocca è in un parco e questo consente di creare un percorso distanziato ed ordinato per i flussi di pubblico scansionati. Creiamo quattro settori e ognuno con un orario di ingresso. Tutte le persone coinvolte, dagli artisti al pubblico, squadre di emergenza, lavoratori della Fondazione dovranno indossare la mascherina chirurgica. Unica deroga al direttore d'orchestra ed ai musicisti degli strumenti a fiato, che solo durante l'esibizione potranno non indossarla». Un grande problema organizzativo sarebbe l'orchestra: «Il palcoscenico può ospitare un'orchestra di 62 elementi. I 36 archi sono a una distanza di 1 metro spalla/spalla con sedute orientate in semicerchio, mentre per i fiati si arriva a 1,5 metri e sono posizionati su tre alzate separate fra loro da una barriera di plexiglass. Sia durante le prove che per l'esibizione, l'entrata dei musicisti in palco deve avvenire uno per volta con distanza 1 metro dall'altro, secondo la logica della sistemazione più lontana dall'accesso».

Il Ravenna Festival ha un'orchestra in casa, la Cherubini, fondata da Riccardo Muti. «E la sfrutteremo. Il nostro medico aziendale ha raccolto il grido di dolore dei giovani della Cherubini che hanno ricordato che vivono di streaming ma non vorrebbero morire di streaming». E Muti? «Speriamo di poter mantenere gli impegni con il Maestro già in calendario nella versione originale del Festival». E attiverete anche lo streaming? «Sì, l'idea è quella di creare una webtv grazie alla quale diffondere i concerti nella Rocca e magari anche nelle basiliche di San Vitale e Sant'Apollinare Nuovo e in Classe, dove si potrebbe allestire un piccolo set». Insomma vi state muovendo come un'impresa. E a quel mondo che avete guardato per uscire dall'immobilismo? «Abbiamo lavorato a stretto contatto con il nostro medico aziendale e l'architetto addetto alla sicurezza, quindi sì, ci siamo ispirati alla prassi delle aziende, alla Ferrari per dire». Sarà dunque la commissione presieduta da Colao a vagliare il vostro progetto? «Proprio così».

Ma, visto che lo streaming non fa cassa e neppure i 250 biglietti venduti, come è sostenibile un Festival così grande e approfondito? «Quest'anno perdiamo un milione di incassi e pure le donazioni degli sponsor che purtroppo sono in crisi. Siamo sostenuti dalle risorse pubbliche, anzi siamo grati al Ministero che ci conferma risorse aggiuntive. Per questo è nostro dovere far arrivare un segnale di speranza.

Lo facciamo con questa proposta».

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