Cultura e Spettacoli

Alla ricerca della Torino perduta

Quanto volte Marcel Proust è stato a Torino? A rigore di biografia, nessuna. E quante volte l'ha citata? Leggendolo, una sola volta

Alla ricerca della Torino perduta

Quanto volte Marcel Proust è stato a Torino? A rigore di biografia, nessuna. E quante volte l'ha citata? Leggendolo, una sola volta: quando il Narratore della Recherche, in arrivo da Venezia e diretto a Parigi, fa sosta alla stazione di Porta Nuova... «Torino, Gare de Turin!». E la citazione basta per ricostruire una fittissima rete di assonanze e rapporti - biografici, geografici, editoriali, letterali, sentimentali - fra il Piemonte, provincia francese d'Italia, e il maestro del romanzo moderno. È quello che fa Bruno Quaranta, giornalista di lungo corso e critico di alta levatura, nel suo coltissimo Una città per Proust (Hacca). Eccoci À la recherche de Turin perdu... Esempi dei numerosi «passaggi» di Proust a Torino. Natalia Ginzburg, nata Levi, moglie di Leone - un lungo amore torinese - a vent'anni intraprende la traduzione della Strada di Swann, che esce da Einaudi, Torino, nel '46: riscuoterà il plauso del critico Giacomo Debenedetti, gran piemontese, fra i primi a cogliere la portata del genio di Marcel Proust. E a Torino nasce Félix Fénéon (1861-1944), direttore della rivista La Revue Blanche sulla quale esordì il giovane Proust. Ancora. Ad ascoltare bene, c'è un'eco di Illiers (Illiers-Combray...) nel verde canavese del proustiano Guido Gozzano (1883-1916): Agliè, il rimpianto del Tempo, i salotti di Nonna Speranza e di Madame Verdurin... e se le nostre madeleines fossero i torcetti? E poi ci sono scrittori e critici piemontesi proustiani: da Mario Soldati (in racconto, Laurea in lettere, immagina che Proust gli appaia in sogno) a Giovanni Getto...

La Petite phrase, gli spartiti «torinesi» di Proust, corrispondenze, analogie, una lunga promenade fra la Senna e il Po.

Commenti