Il ritorno di Malika Ayane: "Nel nuovo Domino canto il mio pop vintage"

L'artista racconta la quotidianità con uno spirito anni '60: "E farò due show diversi"

Il ritorno di  Malika Ayane: "Nel nuovo Domino canto il mio pop vintage"

Dopotutto non è facile essere Malika Ayane. Ha una gran voce (tra l'altro sempre più colorata) e un'attitudine stradaiola che, quando vuole, diventa elegante e raffinata. Dopo dieci anni ad altissimo livello (il contratto con Sugar è del 2008) istintivamente ha scelto la strada giusta: «Mi sono immaginata un album con una band che può suonare musica anni '60 con strumenti anni '80». Il risultato è Domino, dieci canzoni con una copertina «lenticolare» e una profondità che nel nostro pop è destinata a sparigliare le carte. «Non è un disco oscuro, ma è un disco da interni», spiega lei che ha scritto i brani di getto, praticamente uno al giorno, ma in tempi diversi tra Milano, Londra e Parigi.

Per di più, sull'onda del precedente Naif, ha collaborato con Axel Reinemer e Stefan Leisering allargando quindi gli orizzonti della propria ispirazione. «Non sono desueta (e desueta è un termine che usa con piacere - ndr) ma neppure attuale», riassume prima di consegnare il biglietto da visita ideale di questo nuovo disco: «Sono estranea a qualsiasi scena, quindi posso osare un po' di più». E in effetti lo ha fatto già dal primo singolo Stracciabudella, un titolo sorprendente per un brano elegante e sensuale: «Ero convinta di aver fatto un brano super pop e mi sono stupita che molti lo abbiano considerato un pezzo complicato» dice abbassando gli occhi quasi fosse una colpa. In realtà Malika Ayane è fuori da ogni catalogazione perché si trova a proprio agio sia nelle playlist pop che nei locali jazz e nella versatilità della voce nasconde la ricetta del successo: «Questo disco, che nel titolo nasconde anche un dichiarazione di potere, si riassume con una delle frasi preferite da Godard: Ha una storia, uno svolgimento e una fine. Ma non necessariamente in quest'ordine». Insomma, ci sono dieci brani che, riscaldati spesso da un basso corpulento e sensuale, sono il racconto di pensieri quotidiani, nati dalla riflessione come Questioni di forma («Una roccia, un granello di sabbia hanno un solo destino: sgretolarsi»), dalla paura di non aver abbastanza coraggio come in Per abitudine («Puoi andare dove vuoi, controcorrente, o non rischiare mai seguendo impronte»). Per capirci, è iIl disco libero di una mamma che ha regalato alla figlia un giradischi «ma se la portassi a un concerto di Sfera Ebbasta sarebbe più felice» e di un'artista che dal 6 novembre andrà in tour con due allestimenti diversi: quello per i teatri (si parte dal Politeama di Genova) e quello per i club con suoni più aggressivi, chitarre in primo piano e una vocazione più provocatoria: «I miei brani sono pensati per indossare un sacco di vestiti diversi», spiega ringraziando anche la dote ricevuta dopo le tante repliche del musical Evita: «Sono state ben 70 faticosissime repliche, ma ora che ho capito le dinamiche teatrali lo rifarei».

Nel frattempo però potrebbe recitare al cinema

(«Faccio un appello a Garrone») oppure tornare al Festival di Sanremo: «Sì, però da presentatrice». Intanto si gioca questo ritorno dopo tre anni. E lo fa giocandosi la carta giusta: quella della cantautrice senza tempo.

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