La rivelazione Ultimo continua a essere primo: "Cresciuto con Battisti"

Ha vinto tra i giovani del Festival di Sanremo e ha fatto boom con i concerti: «Odio la retorica»

La rivelazione Ultimo continua a essere primo: "Cresciuto con Battisti"

Ma allora ogni tanto capita davvero: Ultimo è una favola del pop. È arrivato da sconosciuto tra i giovani di Sanremo e poi ha vinto con il Ballo delle incertezze, uno dei testi più belli del Festival grazie anche a un verso complesso che oggi è difficile aspettarsi da ragazzo di 22 anni: «Puoi provare a volare lasciando a terra te stesso».

In ogni caso, direte, non vuol dire nulla: tanti sono arrivati primi all'Ariston e poi sono spariti in pochi mesi. Ultimo continua a essere primo perché il suo brano ha avuto lunga vita in radio, il featuring con Fabrizio Moro in L'eternità idem e, soprattutto, i suoi concerti hanno accumulato decine di migliaia di presenze. «Potrei dire che è tutto così inatteso ma odio la retorica e trovo più giusto dire che nulla accade per caso. Il destino ti può mettere il bastone tra le ruote una, due o tre volte, ma se uno ci crede e si impegna fino in fondo, qualcosa prima o poi succede».

A lui è capitato di essere a febbraio un giovane allo sbaraglio sul palco dell'Ariston e di ritrovarsi a luglio con i due principali palasport italiani (il Forum di Milano e il Palalottomatica di Roma) quasi completamente esauriti. Due date a Roma, il primo e il due novembre. E una a Milano il 4, alla quale mancano pochi biglietti per dichiarare il sold out. Praticamente un inedito nella storia recente del nostro pop: «Però attenzione, a me non piace il successo passeggero e drogato da tanti fattori: questo risultato è il frutto di tanto impegno». E non parla a caso.

Lui che si chiama Niccolò Moriconi (come il Nando di Alberto Sordi, quello del «maccarone m'hai provocato») ed è romano di San Basilio, ha ventidue anni ma a otto ha iniziato a studiare all'Accademia di Santa Cecilia a Roma e ha 14 ha scritto la sua prima canzone: «Sono cresciuto ascoltando Vasco Rossi, Lucio Dalla e il rapper Mezzosangue, che per me è il migliore. E ho una passione enorme per Lucio Battisti. Piangevo con la sua Emozioni perché volevo arrivare a trasmettere anche io quella stessa sensazione, quella stessa vibrazione che arriva a tutti con quella musica e quelle parole». Oggi, come conferma anche il suo secondo disco Peter Pan, scrive testi con una profondità e un guizzo ispirato come pochi negli ultimi anni.

È un cantautore perché pesa le parole, le studia, le coccola e magari le soffre anche. Ma ha il «flow» del rapper perché le sue parole hanno ritmo e non perdono mai tensione. «Quando scrivo sento come se si strappasse il mio vestito interiore, la mia anima. È come se entrassi in una stanza nella quale trovo la mia canzone».

In sostanza, dietro questo ragazzo che parla piano con un rotondo accento romano (ieri era al Festival di Giffoni), c'è un artista cresciuto piano piano: «Sono stato un bambino molto problematico, mi mandavano dagli psicologi perché non volevo giocare con gli altri». La musica, come qualche volta accade ancora, è stata la sua panacea e si sente che è il vero messaggero delle sue emozioni, quello che non ha filtri e corre libero. «Però cerco di avere molta autocritica. Quando scrivo un brano, poi provo a uscire da me stesso e ad ascoltarlo con le orecchie degli altri».

Per capirci, non ha scelto a caso Ultimo come nome d'arte: «Mi sono sempre sentito vicino a chi vive situazioni che non hanno speranza».

Oddio, il suo primo nome d'arte era Miserabile, ma poi «era troppo brutto: invece Ultimo è un manifesto». Ed è anche l'unico nuovo cantautore che riempia i palazzetti senza scivolare nel gossip o intasare di banalità i social network ma semplicemente cantando canzoni che non evaporano subito.

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