Sanremo 2020

MIstero Roger Waters. La rockstar anti-Israele ​dà buca a Rula (e Rai)

La giornalista palestinese «invita» Roger Waters. Poi il monologo sulla violenza contro le donne

MIstero Roger Waters. La rockstar anti-Israele ​dà buca a Rula (e Rai)

nostro inviato a Sanremo

Signore e signori, lei è Rula Jebreal qui nel ruolo di paladina delle donne. Bellissima. Elegante. Super trendy nel suo accento uno e trino che mescola israeliano, italiano e inglese. Lui è Roger Waters, cofondatore dei Pink Floyd, anima di The Wall, qui nel ruolo di endorser del Festival di Sanremo. Dicono che tra loro ci sia stata una liasion amorosa qualche anno fa, ma non importa: all'Ariston sono stati complici, anzi per dirla in inglese «partners in crime».Si parte con Fiorello vestito da Don Matteo («l'unico Matteo che funziona in Italia») e poi il Festival decolla.Lei presenta con Amadeus prima Achille Lauro poi Diodato e le Vibrazioni prima dell'ingresso delle vere star della prima serata, ossia Al Bano, Romina e Romina jr (in full playback quando cantano l'inedito Raccogli l'attimo). Ma poi, intorno alle 23, si lancia in un monologo sulla condizione delle donne partendo dalla violenza subita dalla mamma (che poi si suicidò) giusto dopo esser discesa dalle scale con un nuovo abito ed aver presentato Elodie. Era arrivata proprio quando sul palco dell'Ariston era sceso uno schermo con il videomessaggio di Rogers Waters. Oddio, la super mega rockstar non ha detto altro se non quant'è bello il Festival di Sanremo. Ma è Roger Waters, non soltanto l'anima germinale dei Pink Floyd ma pure un accanito antisraeliano.

Invece di Michelle Obama o Oprah Winfrey, Rula Jebreal ha portato all'Ariston un grande del rock che è diventato grande anche in un altro campo: la contestazione a Israele. E non tanto per dire. Fatto salvo l'enorme rilievo musicale, Roger Waters è una delle icone antiisrealiane più attive e popolari del mondo. Incita più a boicottare Israele che a comprare i propri dischi. Ecco una carrellata sul Roger Waters filo palestinese. «Ciò che gli israeliani fanno ai palestinesi è simile a quello che gli ebrei dovettero subire nella Germania degli anni 30». «Cara Madonna, non esibirti in Israele all'Eurovision». E via andare.

Insomma, nella Rai di Marcello Foa c'è stata l'incursione di un artista dalle posizioni radicalmente diverse, in fondo è pluralismo anche questo. In mattinata Rula Jebreal aveva partecipato alla rituale conferenza stampa al roof dell'Ariston. Distaccata e molto tranquilla, ha risposto alle domande come un candidato alle presidenziali Usa. Lucidissima. Manco Hillary Clinton. Aveva annunciato che alla sera avrebbe detto «cose che non ho mai avuto il coraggio di dire». Poi ha fatto parte dello show. E che show. In fondo la prima serata del Festival di Sanremo è stata una passerella di grandi nomi nazionalpop. Al Bano e Romina, su tutti, per di più con inedito scritto da Cristiano Malgioglio, la Malgy, che è coetanea di Rita Pavone ma balla sempre il geghegè sul cocuzzolo della montagna. Poi Tiziano Ferro, che ha omaggiato prima Modugno e poi Mia Martini. E infine lui, il più showman di tutti, ossia Fiorello, che ha aperto la serata confermando che, se non è il presentatore ufficiale, è comunque il maestro delle cerimonie, il valore aggiunto dell'Ariston. «Da ragazzino giocavo a pallone con il 7 come ala destra: per me è un onore mandare in gol un amico come Fiorello», aveva detto in mattinata Amadeus. In ogni caso, a parte le 12 canzoni dei Big e le 4 delle Nuove Proposte (occhio a Tecla), il nazionalpopolare ha avuto la sua giusta razione sanremese già nella prima serata. Ma Rula ha alzato la quota radical chic. Per carità, nulla da dire sulle sue parole, anzi applausi.

Ma tutto il resto è stato il trionfo delle snobismo mascarato, della provocazione consolatoria, delle scosse verbali che sono rumorose ma poi risultano spesso fini a se stesse.

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