Cultura e Spettacoli

"Con il ruolo di Petra ribalto i luoghi comuni delle donne in tv"

L'attrice nella serie di Sky ispirata ai romanzi di Giménez-Bartlett: "Vorrei essere come lei"

"Con il ruolo di Petra ribalto i luoghi comuni delle donne in tv"

«Eh sì, a volte mi piacerebbe avere il piglio di Petra, mandare a quel paese chi mi rompe, fregarmene delle reazioni degli altri. Ma io non sono così, purtroppo». Certo Paola Cortellesi, ironia e dolcezza fatta persona, ha ben poco dell'ultimo personaggio televisivo (su Sky, disponibile on demand) a cui ha dato vita, ma le è intrigato moltissimo interpretarlo proprio perché così diverso da lei. Ruolo che le è valso un Nastro d'argento nella prima edizione dedicata alla serie tv dello storico premio del sindacato giornalisti cinematografici che si è svolta nei giorni scorsi a Napoli. Un premio importante: ispirata ai romanzi di Alicia Giménez-Bartlett, l'ispettrice Petra ribalta gli stereotipi della donna nella fiction. Non solo è protagonista, ma anche libera, sboccata, irritabile, audace, single. «È proprio il motivo per cui ho scelto di interpretarla. È lontana dai cliché femminili ma anche dagli stereotipi delle donne poliziotto che scimmiottano gli uomini, lei è libera in tutto, anche nella sessualità. Nella vita la donna è quella che media, lei per nulla, non vuole compiacere nessuno, è una persona difficile. E se ne prende tutta la responsabilità».

E l'autrice è stata soddisfatta di come l'ha resa?

«Nei suoi romanzi Alicia non descrive i tratti fisici di Petra, per cui si è ritrovata il mio volto ed è stata contenta anche dell'interpretazione».

Un ruolo che l'ha avvicinata al mondo delle serie televisive.

«Infatti sì. Prima ne avevo girate solo due (Maria Montessori e Le cose che restano) perché io non amo ripetermi, non mi piace continuare a fare lo stesso personaggio. Ma con lei è stato diverso, proprio per il messaggio di forza femminile che porta e perché cambiano così tanto le storie in cui è coinvolta».

È stato difficile calarsi in un'anima così lontana dalla sua?

«No, è più facile per me interpretare personaggi diversi da me, se mi somigliano devo trovare molto più sfumature».

Ma le piacerebbe essere un pochino come lei?

«In effetti sì, vorrei saper dire più no. Come Petra, che a volte spacca i parabrezza a bastonate. Ma non sono così: nella quotidianità sono una donna che media, accomodante. Però Petra è il tipo di donna con cui vorrei essere amica».

Avete da poco finito di girare a Genova la seconda serie (altre 4 puntate, sempre produzione originale Sky) che andrà in onda nei prossimi mesi.

«Nei nuovi episodi il carattere della protagonista non cambia però gli anni passano e comincia a farsi delle domande sulle sue scelte di totale libertà. Invece cresce il rapporto con Monte (il vice ispettore interpretato da Andrea Pennacchi che è esattamente l'opposto di lei, gentile e riservato - ndr). Una non esiste senza l'altro: sono una cosa sola, hanno un'amicizia e una condivisione piena».

Quale degli episodi le è piaciuto di più?

«Forse sono più legata al primo, Riti di morte, perché è stato il contatto iniziale con i romanzi di Alicia e perché viene raccontato il primo incontro con Monte. Tra l'altro, ho partecipato alla scrittura delle sceneggiature. Ed è stato bellissimo girare a Genova, città meravigliosa che ho conosciuto negli aspetti nascosti, nella periferia».

I Nastri d'argento assegnati per la prima volta alle serie sono il coronamento dell'alto livello raggiunto dalla fiction tv, ormai pari quasi a quello del cinema.

«Sono contenta che i Nastri abbiamo preso questa decisione, una svolta significativa. Le serie, anche grazie alle piattaforme internazionali, hanno portato grandi stimoli e anche tanto lavoro. Ma dobbiamo convincere gli spettatori a continuare ad andare al cinema, che non può diventare un posto per appassionati. Nelle sale si condividono emozioni, commozioni, stupori. Non dimenticherò mai quando ho visto al cinema E.T. o La vita è bella. Sono due mondi che possono e devono coesistere».

Non per nulla si dedica a entrambi: in queste settimane è protagonista al cinema con Come un gatto in tangenziale 2 che lotta con i colossi americani e si sta difendendo bene.

«Siamo stati primi tra i film italiani e contiamo di restare nelle sale ancora un bel po' nonostante la situazione sia complicata anche per le regole del distanziamento. Faccio tantissimo tifo per i film che arriveranno dal Festival di Venezia».

Nuovi progetti?

«Ora mi rimetto a scrivere. Ho in programma il mio primo film da regista.

Un'idea che mi frulla nel cervello da tempo».

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