Cultura e Spettacoli

Santoro è "Rosso di sera" in piazza contro Renzi. Poi ritorna sul mercato

L'ultima puntata di "Servizio pubblico" sarà dalle strade di Firenze: un'adunata in cui tutti indosseranno qualcosa in tinta. Il futuro? "Se le mie idee piaceranno..."

Santoro è "Rosso di sera" in piazza contro Renzi. Poi ritorna sul mercato

da Roma

S'intitolerà Rosso di sera l'ultima puntata di Servizio Pubblico e andrà in onda il 18 giugno da una piazza di Firenze. È una delle tante idee che, mumble mumble , bollono nella testa di Michele Santoro, in vista di quella che auspica essere una nuova ripartenza. La stagione di Servizio Pubblico è all'epilogo e il conduttore più controverso della televisione italiana spera di trovare illuminazione, energia e risorse giuste per scrivere un nuovo capitolo della sua quasi trentennale carriera. «Sono sul mercato. Se qualcuna di queste idee piaceranno alla Rai, a Sky, a Cairo, sarò ben contento». Di certo c'è che fino al 2016 non lo rivedremo in video. E anche questa è una notizia. «Abbiamo fatto più di cento serate di Servizio pubblico , programma leader nei social network e il più seguito in streaming. Adesso dateci tempo per pensare a ciò che faremo in futuro».

Intanto, come già accaduto in altre occasioni, la svolta potrebbe passare dalla piazza. Una piazza di Firenze da dove contemplare il Rosso di sera . Luogo e titolo altamente simbolici. Di un'opposizione allo strapotere di Renzi. Di un'opposizione da sinistra, quella sinistra che il premier segretario Pd ha spianato. Di un nuovo inizio, il bel tempo politico e televisivo che si auspica dopo il tramonto rosseggiante.

In passato Raiperunanotte , puntata speciale di Annozero sulla libertà d'informazione trasmessa da Bologna (marzo 2010), accelerò il processo di divorzio dalla Rai. Poi Tutti in piedi , dedicato ai 110 anni della Fiom (giugno 2011), inaugurò la stagione di Servizio Pubblico sulla multipiattaforma (Sky, tv locali, web) e poi su La7. Stavolta l'adunata in piazza si annuncia come un altro momento di svolta. «Chiederò a tutti i partecipanti di pagare un biglietto particolare, indossando qualcosa di rosso», ha spiegato il conduttore, sottolineando che non si tratta di un monocolore comunista. «C'è anche il rosso garofano dei socialisti...». Ma è chiaro che l'intento è vellicare l'orgoglio della sinistra-sinistra contro il Gran Rottamatore. «Io non amo il Partito della Nazione. Renzi parla di cambiamento, ma io non lo vedo. Se vuole dimostrare che il Paese sta cambiando, provi a cambiare la Rai. È una riforma senza costi, l'unico prezzo per lui è rinunciare al controllo sulla tv di Stato. Vediamo. Lo può fare anche con l'attuale legge Gasparri».

L'occasione per tutti questi annunci è il lancio del nuovo ciclo di Announo di Giulia Innocenzi, quattro puntate su La7 da dopodomani, con Antonio Di Pietro e Alba Parietti ospiti fissi. Prima puntata sulla carne e gli allevamenti intensivi (Oscar Farinetti e Umberto Veronesi in studio), seconda sulle famiglie omogenitoriali, terza sulla dipendenza da Internet. «Se il programma andrà bene e Cairo vorrà, Announo rimarrà su La7». Altrimenti si vedrà. Santoro vuole giocare libero da vincoli e pronto a ribaltare gli schemi: «Non sono in crisi i talk show, ma il sistema televisivo dal quale è scomparsa l'innovazione», annuncia sicuro. «Se i talk show fossero davvero in crisi non sarebbero riusciti a creare un leader come Salvini, e ancor prima, lo stesso Renzi. Gli editori hanno scelto di mettere in competizione i programmi di approfondimento anche per ragioni economiche. Cairo ci ha sempre lasciato massima libertà, non ha mai ostacolato il nostro lavoro. Con lui sono in ottimi rapporti e spero di continuare ad averne. Sarebbe da mettere a capo della spending review della politica. Se i programmi di prima serata finissero alle 23,20 ci sarebbe spazio per sperimentare. Ma prolungare le prime serate perché garantiscono ascolti sicuri è una logica di corto respiro. Bisogna provare a diversificare. I programmi in crescita quest'anno sono Chi l'ha visto? e Quarto grado . Forse Cairo avrebbe potuto dare un'altra occasione a Salvo Sottile».

Quanto a lui è impegnato ad affinare le idee per il futuro. Programmi di reportage, docufiction, anche un film per le sale cinematografiche. Porterà via spazio a Sabina Guzzanti con una pellicola militante? «E chi l'ha detto che sarà un film politico? Non sono così prevedibile...», ammicca. Prima di annunciare «anche un programma di Travaglio, tutto suo, perché no?». Ecco appunto. La7, Sky e Rai che rimane sempre l'opzione degli affetti: «Sono nato e cresciuto professionalmente lì». E la tv del Fatto quotidiano , di cui si sussurra da tempo? «Ci stiamo pensando. Oltre a Marco, il Fatto dispone di cinque sei giornalisti che hanno una buona resa televisiva. Ma se si vuole fare una cosa seria e non un esperimento sul web ci vogliono risorse. Credo che la pubblicità non basti. Perciò servono gli abbonati: forse la pay tv è l'ipotesi più percorribile. Vedremo. E vedremo anche l'intesa con Il Fatto . Un giornale ha esigenze diverse rispetto a una televisione. Ci stiamo riflettendo, ma bisogna che le strade s'intreccino bene». Insomma, mumble mumble , nulla appare scontato, con tante ipotesi aperte. Al punto che, timoroso di perdere un conduttore di punta, in un'intervista a Italia Oggi , lo stesso Cairo si è affrettato a raccogliere la sfida: «Noi siamo ben felici di fare innovazione in tv.

E se Santoro ha delle idee innovative da proporci, saremo ben lieti di ascoltarle».

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