Signorini: "Chopin? La mia vera passione"

"Non c'è giornata che non sia scandita dal pianoforte È attraverso i tasti che riesco ad esprimere quello che sento dentro"

Signorini: "Chopin? La mia vera passione"

«Non c'è giornata che non sia scandita dal pianoforte. E' attraverso i tasti che riesco ad esprimere quello che sento dentro». Alfonso Signorini allude alla tastiera del pianoforte, lo strumento prediletto e congeniale, una cornice che ora si mangia il quadro della sua esistenza. Così, Signorini, direttore del settimanale Chi, re degli scoop, personaggio televisivo, scrittore e regista (ha firmato la regia di Turandot), di fatto è sempre più pianista. Suona ogni dì e ha appena pubblicato un libro dedicato a Fryderyk Chopin, il compositore icona del pianoforte. «Ciò che non muore mai, il Romanzo di Chopin» è il titolo di questo volume edito da Mondadori. Per presentarlo al meglio, martedì ha voluto che l'Auditorium sui Navigli si trasformasse in un salotto d'antan. Si respirava l'aria della Parigi di primo Ottocento, la città dove quel ragazzo geniale, d'origine francese, ma polacco fino all'ultima cellula, spiccò il volo definitivo. Lì frequentò intellettuali, artisti, mecenati, dai Rothschild in giù. Fra gli incontri determinanti quello con Gioachino Rossini, che da incorreggibile pragmatico suggerì al giovanotto di dedicarsi alla lirica. «Sarebbe come scrivere fiction oggi. Avrebbe potuto far soldi». Un piccolo tentativo c'è: «Finito il pranzo con Rossini, Chopin se ne torna a casa e scrive un valzer commerciale», quella pagina, però rimarrà silente per 80 anni spiega Signorini che invita gli amici artisti, Alessandro Guerzoni e Andrea Zaupa, a ricordare l'incontro Chopin-Rossini con celebri arie dal Barbiere di Siviglia. «Chopin si sentiva capito?, chiede, Signorini, al direttore d'orchestra Matthieu Mantanus, anche lui coinvolto nel salotto di martedì. Risposta: «Da artista romantico se ne fregava di essere compreso». Così come provò un misto di attrazione e repulsione per il melodramma. Non scrisse una nota per il palcoscenico, ma le sue melodie si modellano sul respiro, sui fiati di un cantante, senza contare che esercitò grande influsso su alcuni compositori di poi. Puccini in testa.

Signorini chiama in palcoscenico Martina Serafin che, con Alberto Veronesi al pianoforte, canta Vissi d'arte. Il soprano Sumi Jo si misura con i virtuosismi spericolati di pagine dai Puritani di Vincenzo Bellini. La lettura di alcuni passi del libro è affidata a Monica Guerritore.

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