La sinistra da Marx ai manicaretti

di Alessandro GnocchiD alle lezioni su Karl Marx alle lezioni di cucina. Naturalmente impartite dallo chef stellato Antonino Cannavacciuolo, simpatico dispensatore di pacche e paccheri e massime di vita prima a Cucine da incubo e ora alla quinta edizione di MasterChef, dove sta rubando la scena ai navigati Bruno Barbieri, Carlo Cracco e Joe Bastianich. In marzo uscirà per Einaudi Stile libero, la collana pop e sperimentale della casa editrice torinese, il libro del cuoco napoletano: Il piatto forte è l'emozione. 50 ricette dal sud al nord. È l'unità d'Italia, nel nome del buongusto e del saper vivere. Cannavacciuolo può vantare due stelle Michelin, tre forchette del Gambero Rosso, tre cappelli dell'Espresso, un incantevole ristorante a Villa Crespi, sul lago d'Orta. È rustico nei modi, raffinato davanti ai fornelli, capace di innovare con un occhio però rivolto alla tradizione. È il compagno (di strada) ideale per i nuovi progressisti, anche se lui probabilmente non lo immagina e neppure gli interessa. La sinistra si è evoluta. È passata dalla lotta di classe al vivere con classe, dai cancelli di Mirafiori alle barche a vela, dalle espadrillas di tela alle scarpe di cuoio cucite a mano, dalle bottiglie molotov alle magnum di champagne. Per questo, l'ingresso di Cannavacciuolo nel catalogo Einaudi è la logica conseguenza di una rivoluzione iniziata sulle barricate e finita a tavola in un locale stellato. Accanto ai classici dell'ortodossia comunista (e in subordine azionista) oggi devono entrare in catalogo i classici di quello che Tom Wolfe ha definito marxismo rococò: la fase senile del marxismo, secondo la quale tocca alle élite democratiche (cioè postcomuniste) guidare lo Stato in virtù di una innata raffinatezza, sicuro indice di superiorità morale. Per questo la sinistra è ossessionata da come si mangia, come ci si veste, come si arreda la casa, cosa si deve leggere, cosa si deve ascoltare, cosa si deve vedere al cinema... Il proletariato? Ha tradito, anzi è la vera causa della rovina di questo Paese. Ha un innato cattivo gusto, anche per la politica.

Quindi Einaudi ha giustamente accolto Cannavacciuolo tra i suoi autori, collocandolo accanto a Gramsci: lui ha la ricetta giusta, le leccornie km zero ma da grande degustazione. Per il popolo, questo è un libro importante: potrebbe essere l'inizio del riscatto. Altrimenti, se non vuole imparare l'arte di stare al mondo, se ne vada pure al fast food, e ci resti.

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