nostro inviato a Madrid
Pare una magia. Il gigantesco dipinto Medicina di Klimt distrutto dai nazisti che riappare in tutta la sua audacia. Il Vaso con cinque girasoli perso sotto un bombardamento in Giappone durante la Seconda guerra mondiale che si mostra di nuovo nei suoi bellissimi colori. Le Ninfee di Monet bruciate in un incendio del MoMa di New York riportate al loro originale tratteggio.
No, non è una magia. Ma il progetto di ricostruzione di capolavori perduti ideata da Sky Arte e affidata ai laboratori di Factum Arte, società di Madrid esperta nella «ri-materializzazione» delle opere d'arte. Un'operazione certosina, affidata a storici, artisti, esperti, «007» capaci di scovare le fonti su cui basare le ricostruzioni e a modernissime tecnologie. Si potrà vedere in una serie dal titolo - appunto - Il mistero dei capolavori perduti, in onda dal 5 aprile ogni giovedì in prima serata su Sky Arte HD (canali 120 e 400 del satellite). Sette documentari, in visione anche negli altri paesi in cui si vede Sky (Regno Unito, Irlanda, Germania, Austria) dedicati ad altrettanti dipinti distrutti perché perduti, rubati, bruciati o scomparsi. Ogni episodio racconta la storia del capolavoro, dell'artista che lo ha realizzato e il processo attraverso cui è stato riportato alla luce. Insomma tutto quanto un appassionato vorrebbe sapere.
«Questa operazione di Sky Arts Production Hub (in collaborazione con Ballandi Arts) - spiega Roberto Pisoni, il direttore del canale - prende spunto dal successo avuto con la riproduzione dell'opera di Caravaggio La natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi (rubata nel 1969) che abbiamo restituito all'Oratorio della Compagnia di San Lorenzo a Palermo». Un primo passo per un progetto più ampio che merita di essere visto dal pubblico. Soprattutto per la cura e la perfezione con cui sono state ricostruite le opere. Che non sono copie, perché non esistono più i quadri da cui copiare, ma «fantasmi di quelle opere, una messa in scena, una specie di esecuzione corale», come spiega Adam Lowe, fondatore della Factum Arte. «Noi non pretendiamo che le nostre ricostruzioni siano filologicamente perfette, ma che si avvicinino il più possibile all'originale».
Entrare nei suoi laboratori ubicati nella periferia di Madrid è come viaggiare nel tempo, uscire dalla quotidianità e trovarsi accanto ai bassorilievi nella tomba di Seti I, girarsi e guardare all'insù le statue di Mosul, spostarsi ancora e camminare tra le teste di dee greche. Sembrano vere, ma sono stampe in 3D. Adam si è dato il compito di riportare al mondo la bellezza dell'arte andata distrutta (come i monumenti secolari spazzati via dalla furia dell'Isis) o riprodurre quella a rischio di sparizione. Il metodo di lavoro con cui la sua factory riporta in vita le opere si può vedere nel programma di Sky arte. Un misto di indagini investigative, uso di tecnologie avanzatissime e artigianato. «Bisogna entrare nella mente dell'artista - spiega ancora Adam -. Di alcuni quadri che abbiamo rimaterializzato non esistono neppure delle foto. Allora si è proceduto con la ricerca di frammenti, documenti e testimonianze o con la comparazione con altri quadri dello stesso artista». In base ai dati recuperati si procede con la riproduzione in rilievo a computer, la determinazione del colore, la colorazione e infine la stampa in 3D. Per esempio, per ricostruire il quadro delle Ninfee di Monet di cui, dopo l'incendio al Moma (del 1958) è rimasta solo la tela annerita, si è proceduto analizzando piccoli frammenti di pittura ritrovati. Di Myrto, il dipinto di Tamara de Lempicka che ritrae due donne dopo un incontro amoroso, confiscato dagli ufficiali nazisti a Parigi e mai più ritrovato esiste solo una foto in bianco e nero. Così, per individuare i colori originali, si è proceduto al confronto con altre opere dell'artista polacca. Gli altri dipinti riportati «in vita», oltre a quelli già citati, sono Concerto a tre di Vermeer, il quadro più ricercato al mondo, rubato dal museo di Boston; Sir Winston Churchill di Graham Sutherland distrutto dalla moglie perché lo statista lo trovava «troppo realistico» e La torre dei cavalli azzurri di Franz Marc sequestrato da Goering e scomparso alla fine della Guerra.
Ma, tra tutti i capolavori scomparsi perché questi sette? «Abbiamo fatto una scelta su due basi: la storia intrigante del quadro e la possibilità di ricostruirlo», spiega il direttore Pisoni. I prossimi sette quadri? «Si vedrà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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