Cultura e Spettacoli

"Sogno di diventare il Vasco del rap. Fedez? Siamo diversi ma polemica finita"

L'artista prepara un tour da oltre 30 concerti. "In giro troppi replicanti, cerco autenticità"

"Sogno di diventare il Vasco del rap. Fedez? Siamo diversi  ma polemica finita"

«E dire che pensavo di fare un disco meno commerciale di Persona, e invece Noi, loro, gli altri ha avuto ancor più successo».

Si dice sempre così.

«Ma se è uscito in autunno all'improvviso, senza promozione, e il risultato mi ha stupito. È un disco doloroso perché per scriverlo ho scavato dentro di me e, quando scavi, talvolta fai i conti con lati di te stesso che non ti piacciono».

Triplo disco di platino e oltre 450 milioni di stream. Alla faccia del «meno commerciale».

«Mi hanno persino cercato alcuni registi come il mio adorato Valerio Mastandrea e i fratelli D'Innocenzo».

Quando parla, Marracash (vero nome Fabio Bartolo Rizzo, classe 1979) si concentra, toglie il sorriso e sfodera una lucidità di ragionamento che ce ne fossero. Ormai ci sono due livelli di hip hop. Il primo snocciola luoghi ormai comuni. Il secondo è il suo (e di pochissimi altri). Ha alzato l'asticella nella ricerca dei suoni ed è davvero cantautorale nei testi, originali e nutrienti. L'altro giorno ha presentato a Milano il video di Dubbi realizzato da Tarik Berber con 2500 disegni fatti a mano. E tra poco, il 12 luglio, parte un tour dai grandi numeri con ben 6 concerti al Forum di Assago e uno all'Arena di Verona: «Saremo in cinque sul palco e ho voluto grandi visual». In sostanza è un anno d'oro per questo ragazzone all'apparenza molto timido ma con le idee molto chiare.

Caro Marracash, facciamo il punto dell'hip hop italiano.

«Diciamo che sta affrontando una rivoluzione decisiva e che non mi sembra più rivoluzionario indossare un collanone d'oro come tanti ancora fanno. Io stesso sento molto hip hop che mi sa di già sentito. Il passo successivo era portare qualcosa di nuovo. Kendrick Lamar lo ha appena fatto con il disco Mr Morale & the Big Steppers e anche io ci sto provando».

L'ondata trap si è già volatilizzata.

«La generazione dei trapper non ha portato dischi epocali come invece è accaduto a chi è venuto prima. Hanno soprattutto lasciato molti singoli, anche in Italia».

Il problema è l'originalità.

«Siamo in un momento di forte cosplaying (letteralmente è la moda di indossare i costumi di personaggi di film, di fumetti e di cartoni animati. In senso figurato è l'attitudine a sfruttare un cliché - ndr). E difatti anche con il mio tour vorrei lanciare messaggi di autenticità. Ho letto da poco una intervista al chitarrista Ricky Portera che a quasi settant'anni conserva ancora un'attitudine da rockettaro ribelle. Ho pensato che mi spaventa molto l'idea che tanti artisti non ce l'abbiano neanche a vent'anni. Spesso per loro il rap è soltanto un'idea estetica, come in altri tempi lo è stato il rock».

Vasco è rock. Com'è nata la vostra collaborazione nella nuova La pioggia alla domenica?

«È stata un'offerta che non si poteva rifiutare: Vasco è un maestro della scrittura».

Le piacerebbe un giorno essere definito «Il Vasco del rap»?

«È un sogno. Come poter un giorno leggere che sono il Lucio Dalla del rap».

Nel brano Free solo con Ghali si cita Salvini in Polonia dopo l'inizio della guerra in Ucraina.

«A me piace contestualizzare, rendere attuale la mia musica. Dopotutto una volta si diceva che il rap è la Cnn del ghetto, no?».

Com'è cambiato il pubblico durante la pandemia?

«Mi sembra che si sia sentito con le spalle al muro senza aver più la possibilità di svicolare. Non ha avuto più scuse per non fare i conti con se stesso e la cosiddetta salute mentale è diventato un problema diffuso. Ormai andare dallo psicologo è pop».

J-Ax e Fedez hanno fatto pace. E Marracash con Fedez?

«Sono contento che abbiano fatto pace. Oggi trovo il sistema delle frecciatine molto sterile. Fedez ed io siamo personalità molto diverse, ma di certo non ho intenzione di alimentare ulteriormente la polemica nata tra noi anni fa».

Dopo la separazione, sembra che lei ed Elodie abbiate riallacciato i rapporti.

«Tra di noi c'è un rapporto che esiste, è importante ed è difficile da spiegare all'esterno, alla gente che ci segue là fuori.

Non è una relazione ma ci vogliamo un gran bene, davvero un bene grandissimo».

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