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"Sono un perfetto Assange anche se lui m'ha bocciato"

L'attore inglese, interprete del fondatore di WikiLeaks, difende il suo film: "Non abbiamo dato spazio ai risvolti scandalistici"

"Sono un perfetto Assange anche se lui m'ha bocciato"

Los Angeles - Un ossigenatissimo Benedict Cumberbatch, attore inglese dal nome quasi impronunciabile, si presenta al mondo sotto le spoglie di Julian Assange, il controverso fondatore di WikiLeaks, nel film The Fifth Estate. Il film, diretto da Bill Condon (Kinsey), è una biografia non autorizzata sull'ascesa alla notorietà di Assange, che ha subito liquidato il progetto come «un massiccio attacco propagandistico». L'attore, londinese di 37 anni, figlio d'arte, è in questo momento molto gettonato. Venerdì scorso negli Usa sono arrivati in contemporanea nelle sale due suoi film: oltre a The Fifth Estate, anche il dramma sullo schiavismo 12 Years a Slave in cui fa la parte di un razzista proprietario di piantagione. Inoltre uscirà a novembre August: Osage County, tragicommedia familiare dove recita insieme con Meryl Streep e Julia Roberts. Tre film già giudicati pro-Oscar. Cumberbatch inoltre ha recitato la nemesi Kahn nel recente Star Trek, Into Darkness, ed è reduce della serie della BBC Sherlock. Il 2013 è decisamente il suo anno.

Il film non è piaciuto ad Assange..
«Non capisco perché si lamenti Assange. Si sapeva che qualcuno avrebbe narrato la sua storia, meglio un autore serio come Condon e discreti attori come noi che mezze tacche. Il lato scandalistico della sua vita, del fuggitivo accusato di stupro, invenzioni del resto, sono quanto mai lontane dal nostro film. Assange dovrebbe tirare piuttosto un sospiro di sollievo».

Il fondatore di WikiLeaks dice di non riconoscersi nel personaggio da lei interpretato.
«La nostra non è una critica alla sua persona e nella sua struttura da thriller giornalistico, il film è in realtà la storia di un'amicizia. L'amicizia cioè tra Assange e il co-fondatore del sito WikiLeaks Daniel Domsheit-Berg (Daniel Brhul nel film), il cui litigio - e la conseguente spaccatura con Assange - ha ispirato un libro di memorie del 2011, su cui il film è parzialmente ispirato».

Impressionante la sua somiglianza con Assange. Non è stato facile trasformarsi in lui.
«Ho dovuto usare lenti a contatto colorate, denti falsi, e svariate parrucche tra il platino e il bianco».

Qual è il suo giudizio su Assange dopo averlo recitato in questo film?
«Penso sia una delle figure più enigmatiche, straordinarie e sfuggenti del nostro tempo».

C'è chi dice che WikiLeaks potrebbe addirittura frugare tra i suoi dati personali come quelli relativi alla retribuzione.
«Che facciano pure, non ho niente da nascondere. Non ho conti in banca alle Cayman, non sono ricercato per crimini di guerra, non ho avuto relazioni pericolose. In ultima istanza so come difendermi. Sono un artista, non uno smidollato».

Su quali punti della sua personalità ha voluto mettere l'accento?
«Assange è un uomo affascinante, ben informato e con un'integrità indistruttibile. Qualsiasi cosa uno pensi di lui, non gli si può negare la devozione alla causa in cui crede, la battaglia contro la mancanza di trasparenza nelle decisioni dei governi, l'intreccio tra informazione e privacy. Come è anche vero che Assange si ritrova abbagliato dai riflettori che lui stesso si è puntato contro».

Cosa le ha detto Assange?
«Mi ha scritto per e-mail dicendomi che non gradiva che il nostro film fosse basato su due visioni antitetiche di lui, che reputava pericolose e poco edificanti per la sua organizzazione. Da parte mia gli ho risposto che la mia intenzione, in quanto attore, era quella di andare oltre i facili giudizi, e cercare di renderlo il più poliedrico possibile, senza scadere nelle banalità da biopic hollywoodiano. Gli ho scritto: "Guarda come Condon ha trattato un soggetto scottante e delicato come Alfred Kinsey!" Ma Non ha capito».

In «August» ha recitato accanto alla Streep: deve essere stata una bella esperienza...
«Non l'ho mollata un attimo con le mie interrogazioni. Le ho chiesto come affronta i vari aspetti di un personaggio, e mi ha risposto: "Non lo so. Non ho un processo specifico. Ogni film, ogni personaggio, è una cosa a parte, sempre diversa».

E lei è rimasto male per questa risposta?
«No, anzi, ma ho chiesto a Meryl cosa ne pensasse del metodo. “Cazzate, mi ha risposto“. Buono a sapersi. “Devi solo limitarti - ha aggiunto - a sentire il cuore del personaggio che batte. Il resto è deduzione».

Quindi cosa ne ha conluso?
«Ho pensato a Sherlock Holmes e al suo metodo deduttivo. Un metodo c'è sempre in fin dei conti, ed è elementare. In sostanza quello che Meryl consiglia sarebbe: non te la complicare troppo.

Impara le battute e rispetta i segni per terra».

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