Laura RioLa più discreta è stata l'ex moglie Angie. Avvisata dentro la Casa del Grande Fratello inglese della morte dell'ex marito non s'è scomposta e non ci ha pensato nemmeno un secondo a uscire dallo show a cui sta partecipando. Del resto non vedeva Bowie da quarant'anni. Tutto il resto del mondo, invece, s'è scatenato.Non c'è stato politico, cantante, artista, sacerdote, manager, che non si sia sentito Ziggy Stardust per un momento, heroes per un giorno. E se pure l'Osservatore romano ha reso omaggio all'artista che ha seguito tutte (e nessuna) religione («ha attraversato cinque decenni di musica con rigore artistico»), figuriamoci il resto dei fedeli del rock. «Je suis Bowie», si è lanciata Daria Bignardi, e ricorda quanto sognava anni fa: «Se rinasco vorrei essere un uomo, magari te... così non devo neppure cambiare le iniziali..». Il rito dell'immedesimazione è andato per la maggiore: pure Giuseppe Sala, che già si sente sindaco, vede in Bowie «la Milano che vorremmo». Che significa? Che vorrebbe una città ambigua, trasgressiva, estrema, contraddittoria, extraterrestre? Mah... Intanto, pure i frati francescani della Basilica di Assisi vorrebbero trasportare (metaforicamente s'intende) le spoglie nella loro cittadina santa. E ricordano che l'artista, nel lontano 1995 (che poi Bowie diceva un giorno una cosa e il giorno dopo il contrario) raccontava in un articolo che avrebbe voluto una casa «dalle parti di Assisi o di Todi»: «Voglio essere vicino a Giotto - diceva - Per me è come stare in Paradiso». Poi, si sa, ha preferito le dimensioni verticali di New York. Je suis Bowie. Pure per Marco Mengoni che, addirittura, dice: «Darei 10 anni della mia vita per far continuare la tua arte...». Je suis (solo in parte) Bowie, pure per il senatore Maurizio Gasparri che ci tiene a sottolineare: «Non mi sono mai truccato, neanche a Carnevale, salvo quando vado ospite in tv» (e ora che lo sappiamo stiamo tutti meglio...). E, dunque, «diciamo la verità, tra 50 anni sarà ricordato per le sue bellissime canzoni e non certo per le sue mises. Io non avrei mai indossato quegli abiti...».Non poteva mancare Roberto Maroni, conoscitore della musica un (bel) po' di più di Gasparri: «Si atteggiava a ribelle sempre con un atteggiamento di grande autorevolezza e buon gusto. Un ribelle di classe». Ma il più straziato e straziante è Morgan, il David Bowie in salsa nostrana, anima degli appuntamenti annuali londinesi convocati per festeggiare il compleanno del cantante. E anche un po' iettatore: «Ho sempre sognato la morte di David Bowie - ha raccontato - come si sogna la morte di un padre o di una madre e non credevo che potesse mai realmente accadere». E poi il «furto» assoluto: «L'ho amato profondamente, in ogni sua manifestazione artistica, umana, mentale. I suoi dischi, la sua voce, i suoi vestiti, le sue parole, i suoi suoni, le sue visioni, i suoi movimenti, le sue deviazioni, le sue canzoni. È stato il maestro dell'estremo».Ma il primo posto della top ten del ricordo va sicuramente a Francesco Baccini. Impavido, si è messo alla tastiera e ha postato su Facebook: «Nel 2002 in un pub di Manhattan vedo un signore con una chitarra in mano uguale a David Bowie e penso: Guarda quel sosia di Bowie, è identico!. Il sosia mi guarda e fa un cenno di saluto. Io contraccambio. Poi con un italiano non perfetto mi dice: Tu sei un cantante italiano, ti ho visto in tv. Vengo spesso in Italia, ho casa a Venezia. Iniziammo a parlare di musica. Lui era veramente David Bowie». La pioggia di commenti acidi (come non prevederli... ) ha portato Baccini ad abbandonare Facebook...Ultimo posto nella classifica invece per i nazionalisti scozzesi che hanno festeggiato la scomparsa dello «straniero unionista»: Bowie era contrario all'indipendenza della Scozia. E poi non potevano mancare i commenti e le rievocazioni di Saviano, Severgnini, Melandri, Lapo Elkann, Jovanotti... che vi risparmiamo...
meglio le campane del Duomo di Utrecht che suonano al ritmo di Space Oddity e le centinaia di fan che, semplicemente, intonano le sue canzoni e depongono fiori davanti al grande murale nel quartiere londinese di Brixton dove è nato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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