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Stranger Things 3: torna la formula vincente di fantascienza e nostalgia

La terza stagione di Stranger Things, dopo i passi falsi della seconda, è senza dubbio la migliore realizzata fino ad ora dai fratelli Duffer

Stranger Things 3: torna la formula vincente di fantascienza e nostalgia

Nel 2016 faceva il suo esordio su Netflix Stranger Things, serie tv inizialmente pensata per una sola stagione e poi diventata il fiore all'occhiello della piattaforma streaming. Con essa è stato inaugurato il genere della fantascienza nostalgica, creando così l’ondata dei revival anni ’80.

Il mix di tematiche horror, cultura anni ’80, fantascienza e teen drama ha fatto innamorare il pubblico della serie tv creata dai fratelli Duffer, “obbligandoli” poi ad una seconda stagione, un anno dopo, con un risultato purtroppo inferiore rispetto ai primi episodi. Dopo due anni possiamo dire che con la terza stagione Stranger Things è tornata alla grande, superando quanto visto fino ad ora.

La struttura della stagione apre presentando l’estate del 1985, tra bagni in piscina e gelati variegati, il blocco centrale prosegue sconvolgendo la tranquillità dei protagonisti su due fronti, uno umano e uno metafisico, e si conclude poi con la convergenza dei due per un finale coi fiocchi.

I nuovi episodi sono ambientati sempre ad Hawkins e ci raccontano di una città decisamente diversa da come ce la ricordavamo. Siamo nel pieno degli anni ’80, con i suoi vestiti colorati e i capelli cotonati, il consumismo americano dell’era Reagan, fatto di centri commerciali che soffocano i negozi a conduzione familiare, ma con lo spettro della guerra fredda e del nemico russo sempre presenti.

Anche i protagonisti sono cambiati, sono cresciuti e i loro interessi si fanno più maturi: un tempo passavano le giornate a giocare a Dungeons and Dragon, ora invece insieme alle fidanzate. Questo vale per Mike, con Undici, e per Lucas con Max. Will ovviamente ne risente. Dustin invece, nonostante si dichiari fidanzato anche lui, proseguirà, come nella seconda stagione, nella sua amicizia con Steve, personaggio sempre più nella parte del cavaliere a difesa degli amici nerd e lontano dal ruolo di bullo e principe del ballo come nella prima stagione. Lo Steve che ritroviamo è decisamente più umile (e simpatico), nei modi, nelle amicizie e nel lavoro.

Tutto procede con grande serenità: il Sottosopra, il Mind Flayer, il demogorgone e gli esperimenti scientifici sono ormai un ricordo che non turba più i protagonisti. Come sappiamo il portale tra Hawkins e il Sottosopra, presente sotto il laboratorio, è stato chiuso da Undici, ma “quando si chiude una porta, si può aprire di nuovo, perché di solito è così che funzionano le porte”, diceva Einstein. Ci pensa Will a far capire che qualcosa non va.

Il ragazzo, ancora reduce dal legame avuto con il Mind Flayer, avverte la presenza della creatura nel nostro mondo. Il pericolo questa volta è decisamente più concreto. Nei nuovi episodi si ha davvero la sensazione che le cose possano andare male per il gruppo di giovani, ciò vuol dire che il lato horror è stato ben congegnato, senza fretta come invece accaduto per il secondo capitolo della serie. Inoltre, l’alternanza con lo humor, Dustin su tutti, aiuta a valorizzare maggiormente i momenti di paura, per un ritmo niente male.

Ritroviamo infine uno dei marchi di fabbrica dei fratelli Duffer: l’omaggio alla cultura nerd, in particolare quella degli anni ’80 e del suo cinema sci-fi. Se per la prima stagione abbiamo avuto l’impressione di vedere E.T., con un po’ di Alien e non solo, in questa stagione di sicuro noterete i richiami a La Cosa, capolavoro di John Carpenter, Terminator e Die Hard, a cui si aggiunge il doveroso omaggio a Ritorno al futuro, uscito nelle sale dei cinema statunitensi proprio nell’estate del 1985.

La ciliegina sulla torta sono i rapporti sentimentali. Centrale è quello di Mike e Undici, fidanzati ufficialmente e alle prese con i primi litigi e dichiarazioni d’amore. Collaudati ormai Nancy e Jonathan, impegnati insieme anche sotto l'aspetto lavorativo nel giornale locale. Più burrascoso invece il rapporto tra Hopper e Joyce: è ancora fresco il ricordo di Bob Newby, eroe della seconda stagione, morto dopo averli salvati dall’attacco dei democani.

Non mancano i riferimenti a tematiche attuali, come la parità di genere: Nancy si scontra con colleghi maschilisti e bigotti e allo stesso tempo cerca di affermarsi come giornalista. Anche Undici, nonostante la particolare situazione, trova una sua indipendenza grazie alla nuova amica Max, oltre a riprendere Mike, il quale in buona fede si lancia in uscite non gradite alla fidanzata. Un ruolo importante spetta inoltre alla nuova arrivata nei misteri di Stranger Things: Robin, collega di Steve al centro commerciale, interpretata da una bravissima Maya Hawke, figlia di Ethan Hawke ed Uma Thurman.

Dopo le accuse di plagio che hanno coinvolto i fratelli Duffer circa la paternità della storia, bisogna riconoscere che con questa nuova stagione sono tornati ad alti livelli e il racconto sta crescendo con i suoi protagonisti, ormai diventati delle icone anche fuori dallo schermo, per un successo meritatissimo.

In Stranger Things 3 siamo a metà degli anni ’80 e quindi possiamo gioire, avremo ancora molte stagioni di questa dolce nostalgia che mischia insieme horror, fantascienza, drammi sentimentali e commedia, per un cocktail di emozioni che rende la serie uno dei grandi successi degli ultimi anni.

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