Gli studenti tornano a scuola, riparte "Il Collegio"
27 Ottobre 2020 - 08:12Il professor Maggi: "I ragazzi risentono dell'effetto lockdown, adesso sono molto più ribelli"
Dal lockdown imposto per legge al lockdown scelto per andare in tv. Da stasera su Raidue ventuno ragazzi si chiudono in una scuola (regole ferree, vietati telefonini e social) per la quinta edizione de Il Collegio. L'atteso docu-reality (che è stato registrato in estate con tutte le regole anti-virus), è diventato un cult tra gli adolescenti, un fenomeno importante perché ha portato pubblico giovane a un canale tradizionalista come Raidue che i teen snobbano da tempo.
Dunque, in questa edizione i ragazzi vengono catapultati nel 1992, l'anno in cui molti dei loro genitori hanno frequentato la scuola. In cattedra, tra gli altri prof, preside e sorveglianti che il pubblico ormai conosce bene, l'amato professore d'italiano Andrea Maggi. Insegnante nelle medie di Sacile, in provincia di Pordenone, Maggi è presente nel docu-reality fin dalla prima puntata: ne ha visti di studenti «per fiction» e «veri» passare nelle sue classi. Ma quest'anno c'è qualcosa di diverso sia in tv, sia tra i banchi reali. «I ragazzi sono come pentole a pressione, pronti a esplodere. Gli effetti del lockdown della scorsa primavera si leggono evidenti nei loro comportamenti: sono effervescenti, vivaci e portati alla ribellione ancor più dei loro coetanei che hanno partecipato alle scorse edizioni». Ma, il fatto sorprendente, è che nessuno di loro aveva voglia di abbandonare la scuola (quest'anno trasferita nel Collegio Regina Margherita di Anagni) come accaduto gli anni passati a causa delle regole rigide o per nostalgia della famiglia, nonostante abbiano dovuto rinchiudersi di nuovo dopo i mesi passati forzatamente a casa. Si vede che dopo intere giornate trascorse con genitori e fratelli - scherza Maggi - il collegio pareva loro un sogno».
L'ambientazione, il 1992, è particolare: un anno che ha visto lo sconvolgimento politico e sociale di Mani Pulite e le uccisioni di Falcone e Borsellino, che saranno argomento di lezione. «Parlare di mafia e corruzione con i ragazzi è fondamentale». Infatti, il reality, oltre a divertire il pubblico, si è trasformato anche in momento di discussione e di riflessione. «Un programma come questo può insegnare molte cose, ne è dimostrazione l'effetto virale. Attraverso i social i ragazzi mostrano un'enorme interesse verso problemi come il bullismo».
Un'esperienza, quello di professore/attore che è così piaciuta a Maggi da invogliarlo a rimanere in tv per altri programmi, senza ovviamente tralasciare la scuola vera. «Mi piace perché è un mondo diverso in cui ho conosciuto grande professionalità». Intanto la speranza è che non chiudano le scuole dell'obbligo vere.
«Credo che si debba evitare a tutti i costi, soprattutto per i bambini più piccoli, sarebbe un disastro per loro e per le loro famiglie».
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