Lo cantavano anche i Pooh: Uomini soli e con quel brano vinsero il festival. Lo cantava anche Jimmy Fontana «il mondo» pur non partecipando a Sanremo. Riassunto, soli e mondo, due opposti che si incontrano, l'uno e il tutto, l'uomo sulla terra e la folla che gli sta attorno, chissà anche nell'universo. Uno studio analitico svolto da Truenumbers, la società di Marco Cobianchi che legge, sviluppa, illustra e riassume, i dati dell'informazione giornalistica, ha smascherato i testi delle canzoni di Sanremo ricavandone una tabella e una classifica dei termini, sostantivi, aggettivi, nomi propri e verbi, maggiormente utilizzati dagli autori. Il totale mette ai primi posti, per l'appunto Mondo e Solo, quest'ultimo può essere letto come aggettivo, dunque tendente alla solitudine ma con la variante dell'avverbio per «soltanto» con il suo valore limitativo ma, singolarmente, mette assieme solo e tanto, come appunto solo e mondo. Ma qui cadremmo negli azzeccagarbugli.
Veniamo al Festival e alla creatività di chi mette giù la canzone migliore. È chiaro che mondo sta a significare una entità che può essere racchiusa sugli atlanti ma viaggia libera nella fantasia, non ha confini, non ha dogane, non ha muri ma soltanto terra e mare e, assieme, una popolazione non meglio definita. È il desiderio di allargare le braccia e aprirsi appunto al mondo. In contrasto c'è solo, che può essere una scelta, una liberazione ma anche una sconfitta, un abbandono. Uomini soli è sicuramente più efficace, malinconico e meno ambiguo di Soli uomini, con tutti gli annessi.
Segue, nella speciale classifica sanremese, il sostantivo Musica, che va bene per qualunque evenienza, leggera, classica, sinfonica, operistica, dodecafonica ma le note sono sette e lo sviluppo delle stesse porta appunto alla musica. Stando agli analisti di Cobianchi, sono in via di estinzione sole, cuore e amore, ormai datati, troppo facili, scontati, anche se l'usato sicuro garantirebbe il risultato finale.
C'è, tuttavia un colpo di scena: entra in classifica Andromeda, siamo nel mito, siamo nella donna incatenata, basta con l'Aurora, Francesca, Gianna, Iris, Laura (non c'è), Agnese, Sara, Margherita, Rosalina, Sally o Alice, finite a mare mentre sulla roccia e nella canzone di Elodie il nome di Andromeda ritorna una, due, tre e ancora volte. Resiste e, per molti esiste, Dio, tre lettere che sono diventate pericolose in un mondo che, spesso, usa la religione non professandola mentre risulta che «dov'è» venga cantata cinquantasette volte, a conferma che l'interrogativo resta irrisolto.
Il derby tra Io e Tu è perso dal primo 61 a 65.
Tutto ciò ribadisce la fragile genialità degli autori che però viene nascosta dal mascheramento degli interpreti e dalla loro gloria, spesso effimera. Del resto trattasi di musica leggera e leggero risulta il dizionario, come pesante la voglia di interpretarlo.
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