Che strano miscuglio è andato in onda lunedì sera su Raiuno per ricordare, a 25 anni dalla morte, il coraggio e l'esempio di Libero Grassi, l'imprenditore siciliano che osò ribellarsi al pizzo e fu ucciso dalla mafia nel 1991. Diretto da Francesco Miccichè e Giovanni Filippetto, è un po' fiction, un po' documentario, un po' ricordo dei figli e di chi lo aveva conosciuto. Tutto sommato, un'iniziativa lodevole che ha fornito allo spettatore una visione efficace dell'uomo Libero Grassi e del significato del suo sacrificio e, insieme, della sua vittoria: non sottomettersi alla mafia in nome di un futuro migliore per i figli della Sicilia. Peccato però che la docufiction - se così si può definire - risenta delle solite caratteristiche dei prodotti realizzati per Raiuno: ingenuità e buchi nella trama che fanno un po' sorridere e una recitazione non all'altezza, soprattutto nelle parti dei due giovani cronisti che seguono le vicende dell'imprenditore (interpretati da Alessio Vassallo e Stella Egitto), mentre si trova più a proprio agio Adriano Chiaramida nei panni di Libero. E, soprattutto, risente di quell'impostazione agiografica che si ritrova spesso nelle fiction Rai, per cui il protagonista senza macchia si trova unico eroe a combattere contro tutti.
Certo, per Libero è stato così, però lo si può anche raccontare senza farlo sembrare Gesù. In definitiva la trasmissione non ha avuto un grande seguito di pubblico: un sufficiente 13,7 per cento di share con 2.683.000 spettatori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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