Cultura e Spettacoli

Temptation Island "insegna": il #tradimento è per tutti

Il sociologo Francesco Pira analizza le coppie della trasmissione. Ecco perché siamo attratti dal tradimento

Temptation Island, perché tutti (prima o poi) tradiscono

Temptation Island si conferma una delle trasmissioni più seguite di questa estate. Il fortunato programma che va in onda su Canale5 dallo scorso 30 giugno, sta facendo registrare un boom di ascolti diventando la trasmissione cult dell’estate. Il format prevede che sei coppie si separino per 21 giorni in due villaggi diversi a contatto con 13 ragazzi single e 12 ragazze single. Un modo per analizzare le criticità della vita di coppia lontano dal proprio partner e con la tentazione di approfondire la conoscenza con persone single. Un percorso che negli anni non ha fatto mancare momenti di suspance e colpi di scena. L'edizione 2021 però, a differenza delle precedenti, si sta caratterizzando per parole e atteggiamenti indediti. Ma come nasce tutto questo interesse verso la vita di coppia altrui? Ne abbiamo parlato con Francesco Pira, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università degli Studi di Messina.

Come ha trovato quest’anno le coppie?

“L’impatto mediatico che da sociologo riesco a registrare si evince dall'attenzione che i media in generale e i social in particolare hanno riservato all’avvio di questa nuova edizione. La selezione appare lo specchio riflesso della società. Certo, le polemiche generate dall’uso di un linguaggio fin troppo sopra le righe evidenzia come sia sensibilmente peggiorato. Ci sono parole che non andrebbero pronunciate né a casa e né in televisione. Le motivazioni della violenza fisica e verbale sono multifattoriali e concernono svariati retaggi socio-culturali. Zygmut Bauman sosteneva che viviamo in una società votata al consumismo, egoista, individualista. Questo 'soggettivismo' e l’assenza di regole rendono tutto liquido e privo di freni inibitori. Bisognerebbe provare a reinserire nel nostro vocabolario e nelle nostre abitudini, tre parole magiche: rispetto, empatia e gentilezza”.

Come definirebbe il rapporto dei protagonisti?

“A mio avviso si tratta di coppie liquide e basate su rapporti pieni di diffidenza”.

Tra i partecipanti ci sono state storie con tradimenti. Ma c’è stato anche il perdono. Come si riesce a perdonare un tradimento?

“Il tradimento è una delle caratteristiche della nostra società globalizzata e affetta da cattivismo. Ormai sembra quasi che non possiamo farne al meno. Amicizie e amori sono i più colpiti da questo tradimento selvaggio. A questa domanda mi piace rispondere più che da sociologo da essere umano, dotato di cuore e anima: credo che ci voglia apertura ascolto dell’altro, amore e rispetto per vivere fino in fondo la bellezza e complessità che comporta la scelta di vivere una relazione sentimentale”.

Si dice spesso che uomini e donne tradiscano per motivi differenti. E il perdono? Avviene pure con dinamiche differenti?

“Perdonare è un fatto soggettivo. Anche il perdono rischia di diventare non un’opportunità per crescere, ma una scelta opportunista”.

Perché il pubblico manifesta così tanto interesse verso le dinamiche di queste coppie?

“È il fascino del vouyerismo. Il pettegolezzo che, nell'era dei social, spesso porta chi guarda a schierarsi a favore dell'uno o dell'altro in tribù contrapposte che si affrontano poi nelle proprie community. Tutto questo è frutto della società che stiamo vivendo, dove le esistenze si snodano su un palcoscenico e per dirla con Pirandello e come se fossimo diventati tutti 'Sei personaggi in cerca d’autore'. Un processo di spettacolarizzazione che ha investito i principali ambiti della società: gli affetti, la sessualità, il corpo, l'attività sportiva, i media, il tempo libero, i luoghi del consumo, gli spazi urbani e persino le pratiche relative alla morte”.

C’è forse modo di confrontare le proprie esperienze sentimentali con quelle del programma?

“Premetto che il programma è seguitissimo. Ho parlato con mamme che lo vedono con figli pre adolescenti e provano a cogliere gli aspetti essenziali. Nonostante la rete, la tv è sicuramente il mezzo che affascina ancora una buona parte della popolazione. Anche se si è trasformata totalmente rispetto al passato. La televisione, entrando nelle case degli italiani, ha sempre avuto il potere di creare processi di identificazione ed emulazione. Ma questo è un aspetto: poi è necessario entrare in contatto con il nostro 'io' più profondo per capire davvero ciò che vogliamo e quali sono le nostre necessità. Solo quando ci conosciamo possiamo diventare autentici e relazionarci con gli altri a partire dalla nostra essenza. Relazionarci e non connetterci, sono cose diverse. Se partiamo da solidi presupposti valoriali riusciamo a costruire delle relazioni più solide.

Non dobbiamo preoccuparci di quello che riceveremo, ma di quello che diamo e che siamo in grado di offrire al nostro partner”.

Commenti