Troppi cliché nel film sull'Olocausto Konchalovsky: «Oggi i nazisti sono i jihadisti»

«Paradise», ennesima pellicola sullo sterminio degli ebrei, è comunque una bella opera

Troppi cliché nel film sull'Olocausto Konchalovsky: «Oggi i nazisti sono i jihadisti»

da Venezia

Andrei Konchalovsky è un bravo regista, e il suo Paradise ne è un'ulteriore dimostrazione, ma bisognerebbe mettere una moratoria sui film che parlano di campi di sterminio e di tutto ciò che li circonda. In caso contrario, si rischia l'effetto Austerlitz, nel senso del documentario, fuori concorso, di Sergei Laznitsa, che registra quella che è ormai una vera e propria «industria dell'Olocausto», il turismo di massa che prevede una gita ai lager, un selfie sotto l'insegna Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi, la foto di gruppo in cui si simula la deportazione, il pranzo al sacco più la birra in compagnia.

In Paradise, così come nelle vacanze organizzate sui campi della morte, ci sono tutti i cliché che servono alla bisogna: il nazista semplicemente brutale e quello colto e educato e perciò ancora più brutale, la contessa russa avida oppure eroica, il collaborazionista più o meno ottusamente crudele e più o meno buon padre di famiglia, le kapò sordide, gli umiliati e offesi, l'ebreo che recita Dante e il suo «lasciaste ogni speranza o voi che entrate». C'è anche il bianco e nero e non il colore, per dare al tutto una patina, come dire, più storica, più da documento cronachistico di un'epoca, e per sovrappiù il regista ci mette una sorta di giudizio universale in cui i carnefici depongono davanti a un tribunale: solo che è quello celeste che li spedirà all'inferno, mentre per le vittime, qualsiasi siano state le loro colpe nella lotta per sopravvivere, si schiude una luce che indica la quiete del Paradiso.

Il film, tutto il film, è come una telefonata di cui si conosce già chi chiama, chi riceve, cosa si dice. Konchalovsky dice di aver girato Paradise perché «oggi sta tornando alla ribalta lo stesso modo di pensare radicale e intriso d'odio che nel passato novecentesco portò alle atrocità della Seconda guerra mondiale». I nazisti di oggi, dice Konchalovsky, «sono i jihadisti». Il proposito di esorcizzare il male con una pellicola è nobile, il rischio però è l'effetto assuefazione.

Scritto da un russo che se ne andò negli Stati Uniti per fuggire il comunismo nel suo Paese, Paradise lascia anche trapelare il concetto che fra Stalin e Hitler non ci fosse poi così grande differenza.

Lo dice l'ufficiale tedesco che dalla Wermacht è voluto passare alle SS: è l'uomo nuovo, l'idea della società perfetta, del Paradiso sulla terra ciò che unisce i due totalitarismi. Ma questa è un'altra storia, e un altro film.

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