Tutta la potenza del "sacro" contro il culto della tecnica

Il sociologo Maffesoli smonta il mito del progresso digitale, che non può sostituire l'esperienza fisica

Tutta la potenza del "sacro" contro il culto della tecnica

Pensavamo di essercene liberati, invece dopo la tempesta sono spuntati in ancora maggior numero.

Sono gli ottimisti, i Pangloss che, come in Candide, pensano « il naso è stato creato per portare gli occhiali, e infatti esistono gli occhiali». Rispetto a quelli derisi da Voltaire, almeno fedeli a Dio, i nuovi Pangloss sono seguaci del Progresso, la religione laica più stupida mai partorita da mente umana. E, assicurano, il futuro sarà meraviglioso perché digitale.

Tutto lo sarà, dalla scuola e l'università al lavoro fino all'amore e al sesso. E ovviamente meglio le messe digitali, anche se i neo panglossiani non sono cristiani, che anzi considerano un po' cretini, benché il furore e il fanatismo degli ottimisti sia una versione cheap dell'escatologismo cristiano, con la Scienza e la Tecnica al posto di Dio.

Per liberare la mente da tutte le fandonie dei progressisti digitali raccomandiamo il nuovo libro di Michel Maffesoli (La Nostalgie du sacré, Editions du Cerf, 24 euro), prima di tutto un elogio della materialità, del carnale, del concreto, senza i quali non ci possono essere né religione né sacro. La prima è infatti per eccellenza comunitaria, non potendo darsi religione individuale, che altrimenti non sarebbe più tale.

Quanto al sacro, la concezione occidentale si distacca da quella orientale in quanto tra spirito e materia istituisce un nesso indissolubile. Il sacro è sì sublimazione della materia, senza la quale però non può esserci alcun processo di elevazione.

Questo perché il cristianesimo, erede di una religione come l'ebraismo, si è poi incontrato con il sapere greco e con la sua metafisica dell'essere, cioè del concreto. Al contrario nella visione orientale spirito e materia sono separate da un mondo: l'idea orientale ha cercato di alterare il cristianesimo attraverso lo gnosticismo, ma è stato subito giustamente bandito come eresia.

La gnosi però, spiega Maffesoli, è comunque penetrata nella cultura occidentale, soprattutto nei suoi versanti cosiddetti laici e rivoluzionari (il compianto Luciano Pellicani, sulla scorta di Eric Voegelin, ha scritto pagine fondamentali su questo). Le tendenze della modernità, che oggi sembra davvero sul punto di implodere, conducono all'astrazione e all'individualismo, da qui lo gnosticismo dell'Illuminismo, francese in particolare, e la sua «idea di fare mutare' l'umanità », la «ideosofia» per cui l'uomo prende il ruolo del Dio creatore.

Una «attitudine paranoica» dimentica di come «l'uomo sia immutabile». «In tal senso», scrive Maffesoli «il ritorno del sacro è semplicemente il ritorno alla legge naturale»: cioè a Aristotele e a San Tommaso d'Aquino, ma anche alla fede popolare, quella del «calzolaio » su cui aveva scritto un libro meraviglioso il maestro di Maffesoli, Gilbert Durand.

L'autore vede per questo nella postmodernità, su cui ha scritto molto, una reazione positiva: post modernità come contro modernità e oltre modernità. I peana al corpo e al corporale non fanno certo di Maffesoli un nostalgico del sessantottesimo e dei suoi nipotini, peggiori dei nonni.

Sempre prodigo in citazioni di San Tommaso d'Aquino e di Joseph de Maistre, egli è infatti un autore politicamente e culturalmente conservatore, convinto tuttavia a valorizzare il postmodernismo.

Maffesoli coglie i numerosi segni del fallimento progettuale della modernità che però secondo lui, al contrario di quanto teme Habermas, condurranno ad una società migliore, fondata su una «comunione di vita, su un ideale comunitario» capace di superare «la riduzione razionalista moderna».

È un volume alla fine fortunatamente più filosofico che sociologico, e perciò intravede semi di futuro (un ritorno alla tradizione) meno visibili allo sguardo quotidiano e a quello

delle scienze sociali, più attente al quantitativo.

Ma anche se le speranze di Maffesoli fossero infondate, leggerle ci rende comunque piacevolmente edotti nei confronti della modernità, ormai inguardabile ed insopportabile.

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