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Tutte le magie di Bowie canzone per canzone. La (vera) storia di Ziggy

Tutte le magie di Bowie canzone per canzone. Genio o vampiro di idee altrui? Indagine sulla natura del grande cantante inglese

Tutte le magie di Bowie canzone per canzone. La (vera) storia di Ziggy

Da quando l'uomo che cadde sulla Terra è tornato in cielo, trasformato in stella nera, c'è un nuovo David Bowie in città, tutto da scoprire. Il tempo passa e appare sempre più chiaro che David Bowie è stato qualcosa in più di un musicista. Era un artista e non ha passato (solo) il tempo a chiedersi quale batteria suonasse meglio su un brano rock, ha passato il tempo a interrogarsi cosa significasse l'espressione «essere umano». Occhio a prendere sottogamba l'apparente camaleontismo di Bowie. Il trasformismo, la capacità di reinventarsi, saltare da un personaggio all'altro, da Ziggy a Halloween Jack da Alladin Insane al Thin White Duke e aggiungete pure a volontà; il passare da uno stile all'altro, il folk da hippie, il glam, l'elettronica, la dance, il soul nasconde due o tre cose che mancano a quasi tutti gli artisti: una sconfinata curiosità per il nuovo; una visione del mondo moderna, anzi postmoderna; e una familiarità anche maggiore con una visione ancestrale del mondo, che, guarda caso, finisce con lo spingersi due o tre passi anche oltre il postmodernismo, che si direbbe una versione for dummies di certi archetipi culturali che appartengono non solo all'Occidente ma alla storia dell'umanità.

Troppo per un canzonettaro? Per niente. Come mostra bene Paolo Madeddu in David Bowie, Changes. La storia dietro le canzoni. Volume 1. 1964-1976 (Giunti, pagg. 400, euro 25, in libreria da domani). Trattasi di accurata analisi dei dischi e dei testi di David Bowie, dagli esordi a Blackstar, anche se il primo volume si arresta al 1974 di Diamond Dogs, ad esempio il Bowie enciclopedico di Nicolas Roegg o Ashes to Ashes di Chris O' Leary. Ebbene, e anche questo è una notizia, il libro di Madeddu, per ora, si fa nettamente preferire sia al primo, accurato ma povero nell'interpretazione dei brani, sia al secondo, più approfondito nella analisi della musica ma per il resto un autentico disastro. Madeddu è insieme più veloce e più interessante, specie laddove menziona, accanto al materiale ufficiale, le registrazioni mai uscite e affidate ai bootleg. I libri «rock» indispensabili di autori italiani si contano sulle dita di una mano sola, del resto è ovvio, siamo il paese del melodramma, non dei Black Sabbath. Questo si candida a diventare uno dei pochissimi. Per ora. Perché la parte davvero difficile deve ancora arrivare: Blackstar, il disco pubblicato da Bowie nel 2016, appena prima di morire, è il monolito di Kubrick... Ma anche le opere apparentemente leggere degli anni Ottanta, come Let's Dance o Never Let Me Down, sono in realtà assai impegnative.

Non c'è dubbio che Bowie avesse una cultura esoterica di prima mano. Questo interesse affondava le radici nel buddismo, non dimentichiamo che Bowie, da giovane, si ritirò in un monastero in Scozia assieme all'amico e produttore di sempre Tony Visconti. Il buddismo esoterico è la fonte di ogni sapere iniziatico. Nell'album Hunky Dory (1971) si esprime con chiarezza, cosa che basta a escludere una vera affiliazione (prima regola del fight club gnostico: non si parla mai del fight club gnostico). Leggiamo alcuni versi: «Sono più vicino all'Alba Dorata / Immerso nell'uniforme figurativa di Crowley / Sto vivendo un film muto / Che rappresenta / il sacro reame di Himmler (...) Non sono un profeta o un uomo dell'età della pietra / Solo un mortale con potenziale da superuomo / Mi potrete dire tutto quanto / Nel prossimo Bardo» (da Quicksand).

Ed ecco qui: l'esoterismo della Golden Dawn, la setta gnostica guidata dal poeta William Butler Yeats e distrutta dal «satanista» Aleister Crowley, il nazismo magico, che tanti guai procurerà a Bowie, e naturalmente il buddismo (il Bardo è il limbo delle anime in attesa di reincarnazione). Bowie è in un momento di impasse, indeciso tra oscurità e luce, tra baciare il dente della vipera o abbandonare il proprio ego, proclamando la morte dell'uomo. Deve dedicarsi all'esoterismo in profondità o servirsene per i propri fini, come raggiungere il successo? Si accorgerà che è un falso dilemma, almeno per il momento. Infatti Bowie sta per raggiungere l'apice del successo con Ziggy Stardust, un personaggio che nasce e muore sotto il segno dell'ermetismo.

Questa visione trova il momento più caotico e affascinante in Diamand Dogs, un calderone che mescola 1984 di George Orwell e Wild Boys di William Burroughs. L'ambientazione distopica è un classico di Bowie, che avrebbe voluto realizzare un musical tratto da 1984. Fu fermato dalla erede. Qui l'attenzione è sulla capacità di condizionare le masse. Bowie non ammirava i dittatori ma forse avrebbe gradito essere uno di loro.

Di David Bowie, in sostanza, non sappiamo ancora nulla, nonostante egli non ci abbia mai nascosto nulla.

Il libro di Paolo Madeddu ci fa intravedere il vero profilo di Ziggy.

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