Cultura e Spettacoli

Tutti i chiaroscuri dell'"incesellabile" Benvenuto Cellini

Assassino, cialtrone, attaccabrighe, ladro, condannato per stupro e incarcerato per sodomia, reietto dagli stessi potenti che lo idolatrano, avventuriero, mago e alchimista, indomito soldato, poeta, scrittore, musico, disegnatore, scultore e orafo

Tutti i chiaroscuri dell'"incesellabile" Benvenuto Cellini

Assassino, cialtrone, attaccabrighe, ladro, condannato per stupro e incarcerato per sodomia, reietto dagli stessi potenti che lo idolatrano, avventuriero, mago e alchimista, indomito soldato, poeta, scrittore, musico, disegnatore, scultore e orafo: Benvenuto Cellini è un buco nero nell'apollineo cielo del Rinascimento italiano. Dalmazio Frau, scrittore e illustratore, studioso d'arte e di ermetismo, ne traccia una biografia seducente: Benvenuto Cellini. Artista, uomo d'arme, occultista, edito da Mursia con la preziosa prefazione di Franco Cardini (pagg. 216, euro 17), sguazza nell'«universo sconfinato» di questa figura «corrusca e tenebrosa», uomo del suo tempo eppure fuori da ogni tempo. Come le raffinate sculture che ha cesellato, la vita di Cellini va osservata girandoci intorno, per non perderne alcun dettaglio.

Tecnicamente biografia, di fatto un saggio dove le citazioni di Jim Morrison si mescolano alle ballate bretoni e alle parole di Mario Praz (la bibliografia è un capitolo a parte, e merita), il volume dimostra che un'altra storia dell'arte è possibile, restituendo al lettore una comprensione più profonda (istintiva, forse) di uno dei grandi geni del Rinascimento, la cui fortuna è stata penalizzata dalla dispersione e dalla distruzione di molti dei suoi lavori giovanili. Cellini è dotato di quel multiforme ingegno che riconosciamo in Leonardo e Michelangelo, è della generazione di Bosch, Cranach, Bruegel, Dürer: è un gigante, eppure spesso messo ai margini della storia dell'arte, specie in Italia. Frau ricostruisce la complessità chiaroscurale di un uomo che ha mescolato arte e magia, che è stato sedotto dall'alchimia, dalla necromanzia, dal neopaganesimo dopo aver conosciuto il tribunale, la prigione, l'amore non corrisposto, la morte di un fratello, il sapore della vendetta, il sudore del combattimento, le battute taglienti dei Farnese a Roma, le coccole dei Gonzaga a Mantova, i favori di Francesco I a Fontainebleau. Di lui molto sappiamo dall'autobiografia (poteva, uno così, non riversare l'ego su pagina?) da cui Frau trae diverse perle. Nel primo capitolo troviamo i fatti storicamente accertati, dalla nascita nel 1500 alla morte nel 1571, passando dalla carriera di musico e poi orefice alla coraggiosa difesa di Castel Sant'Angelo durante il Sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi, dalla nomina di ufficiale della zecca pontificia alle risse con il figlio di Papa Farnese, dall'accusa di furto di beni pontifici alla rocambolesca fuga dal carcere, dalla corte di Francia a quella di Firenze, dove Cosimo I gli commissiona lo strepitoso Perseo con la testa di Medusa per la Loggia dei Lanzi, ma senza risparmiargli la condanna per sodomia. Nei capitoli successivi, Frau ricostruisce la «leggenda mercuriale» della vita di Cellini, in perenne equilibrio tra talento e autodistruzione. Nato sotto il segno dello Scorpione, quello della vendetta e della rapidità d'azione, Cellini modella con tecniche antiche la materia e forgia meraviglie. È un eletto, un iniziato: da bambino scorge una salamandra nascosta nel focolare di casa, simbolo luminoso scrive Frau in uno dei passaggi più avvincenti del volume di resistenza al male e vivacità di spirito.

La vera grandezza di Cellini si coglie solo applicando il pensiero magico.

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