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Unbelievable è la serie tv crime del momento

Unbelievable, la nuova miniserie tv di Netflix, è una delle migliori uscite di questo periodo: un’incredibile storia vera vi terrà incollati allo schermo

Unbelievable è la serie tv crime del momento

Unbelievable ha i tutti i requisiti per essere il nuovo binge watching targato Netflix: credere o meno ad una giovane ragazza che dice di essere stata vittima di uno stupro, trovare un violentatore che non lascia indizi, ecco le due storie che si intrecciano in questa sorprendente serie tv.

Serie tv true crime, cioè serie tv che raccontano crimini realmente accaduti. Unbelievable, da pochi giorni disponibile su Netflix, rientra in questo particolare genere e si accredita subito come uno dei migliori risultati del colosso dello streaming. La storia che vediamo nelle otto puntate di questa “limited series” si fa carico di portare sui nostri schermi il dolore delle donne vittime di violenze sessuali e le investigazioni della polizia per assicurare alla giustizia uno stupratore seriale.

Susannah Grant, già sceneggiatrice di altre storie che raccontano di donne forti, come nei film Erin Brockovich con Julia Roberts e 28 giorni con Sandra Bullock, è l’anima della serie tv. La Grant figura come ideatrice, produttrice, sceneggiatrice e anche tra i registi. Per la scrittura di Unbelievable ha seguito quanto riportato in precedenza nell’articolo vincitore del premio Pulitzer “An Unbelievable Story of Rape”, scritto da T. Christian Miller e Ken Armstrong, e nell’episodio “Anatomy of Doubt” del podcast radiofonico This American Life.

Unbelievable, nonostante sia basata su drammi che hanno coinvolto più donne, ha un focus speciale su Marie Adler, una giovane ragazza dall’infanzia difficile, interpretata con grande bravura da Kaitlyn Dever. Nella sua vita Marie Adler ha passato diverse famiglie affidatarie e dopo aver avuto esperienze negative e positive è andata a vivere da sola. Gli alti e bassi che hanno contraddistinto la sua convivenza con le famiglie adottive hanno avuto delle inevitabili ripercussioni sul suo comportamento, ed è questo uno dei motivi per cui, dopo aver denunciato uno stupro, non viene creduta dai detective, venendo poi accusata di falsa testimonianza.

Attraverso flashback e resoconti su Marie Adler, lo spettatore inizia a farsi un’opinione sulla presunta vittima e sull’operato della polizia durante le deposizioni. La storia sulla sincerità o meno della giovane ragazza si intreccia poi con quella di Grace Rasmussen e Karen Duvall, interpretate dai premi Emmy Toni Collette e Merritt Wever, nei ruoli delle due investigatrici. Le scene del crimine su cui lavorano le protagoniste sono praticamente immacolate, lo stupratore non ha lasciato tracce e le uniche piste da poter seguire sono le testimonianze delle vittime. Anche nella scelta di queste da parte dell’assalitore non vengono identificati elementi ricorrenti, se non che si tratta sempre di donne sole e vulnerabili.

Gli episodi si concentrano quindi su stupri che si sono verificati dal 2008 al 2011 in più zone degli Stati Uniti, con la competenza di diversi dipartimenti di polizia. La difficoltà di comunicazione tra gli uffici delle forze dell’ordine è uno dei problemi più rilevanti nei crimini seriali ed è il primo ostacolo che le due detective devono superare: una volta condivise le informazione e ricostruito il modus operandi del violentatore, riconoscono di conseguenza tutte le violenze a lui attribuibili.

La tenacia delle donne protagoniste è la caratteristica fondamentale di questa serie tv, proprio come nei precedenti lavori dell’ideatrice Susannah Grant. Da una parte vediamo la tenacia di Marie Adler, che nonostante tutto riesce ad andare avanti nella sua vita, dall’altra quella di Grace Rasmussen e Karen Duvall, le due investigatrici che riescono a portare alla luce una verità quasi impossibile da scoprire.

La sincerità o meno di Marie Adler e le indagini sullo stupratore seriale tengono alto l’interesse e la tensione durante la visione delle otto puntate, portando questo true crime ad un risultato che, indipendentemente dalla presenza di attori e non di individui coinvolti in prima persona, si avvicina più a documentari quali Innocente di John Grisham e Rapita alla luce del sole, piuttosto che a serie tv come Dirty John o American Crime Story.

Unbelievable, come detto, è una miniserie tv, una struttura a cui Netflix sta ricorrendo sempre più spesso, a volte con successo, come in questo caso, a volte no, come per The I-Land, uscita quasi in concomitanza nei giorni scorsi. Nonostante sia stata presentata come una “limited series”, questo non preclude ad un continuo.

Infatti, qualora il successo sia importante, potrebbe verificarsi un ripensamento da parte della piattaforma streaming, con una seconda stagione quindi che non è del tutto da escludere, facendo così di Unbelievable una serie tv antologica.

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