Coronavirus

Urge ampliare il tax credit e ridurre l'Iva

Sono passati pochi giorni dal decreto che ha sospeso manifestazioni e concerti in tutta Italia, dopo i primi blocchi istituiti dalla regione Lombardia nei giorni precedenti

Urge ampliare il tax credit e ridurre l'Iva

Sono passati pochi giorni dal decreto che ha sospeso manifestazioni e concerti in tutta Italia, dopo i primi blocchi istituiti dalla regione Lombardia nei giorni precedenti. È evidente che, data la gravissima situazione di contagio, queste misure erano inevitabili e tutto il settore responsabilmente sta collaborando al massimo ma con immensi sacrifici. L'impatto di tali misure ha infatti già procurato effetti devastanti con migliaia di concerti cancellati e oltre dieci milioni di mancato fatturato solo nei primi giorni. È evidente che colpirà l'intera filiera, dall'industria discografica agli editori musicali e ovviamente agli organizzatori di concerti, i locali e tutti i lavoratori del settore, autori ed artisti. La situazione è realmente tragica e in questo momento la prima urgenza richiesta dalle organizzazioni di categoria, tra le quali Fimi e Confindustria Cultura, il cui Presidente Cipolletta ha scritto ai ministri interessati, è quella di disporre misure volte a garantire liquidità alle imprese come la sospensione del pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte, e una maggiore attenzione da parte del sistema bancario per l'accesso al credito; Cigs per i lavoratori delle imprese del settore anche dove non già prevista. Per l'industria musicale sarebbe poi urgente ampliare il tax credit a tutte le produzioni discografiche non solo opere prime seconde e terze. Infine misure per la domanda come rendere strutturale il bonus cultura 18app, la cui edizione per i ragazzi del 2001 è appena partita e spingere in Europa affinché l'Iva sui prodotti discografici sia ridotta dal 22 al 4% come per i libri. E questo è solo l'impatto che possiamo analizzare allo stato attuale in Italia.

Ma gli effetti sono purtroppo destinati ad estendersi e a durare diversi mesi anche sul piano internazionale, con misure simili a quelle italiane in fase di definizione anche in mercati primari per la musica, come gli Stati Uniti. *Ceo di Fimi

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