Cultura e Spettacoli

"Dopo vent'anni a suonare nei Baustelle mi presento come una Psychodonna"

La musicista presenta il suo primo disco con la partecipazione di Chiara Mastroianni: "Sono stata ispirata anche da Alda Merini e Franco Battiato"

"Dopo vent'anni a suonare nei Baustelle mi presento come una Psychodonna"

Lei dice: «Questa musica mi è venuta fuori in modo violento». Rachele Bastreghi da vent'anni è nei Baustelle, ha già pubblicato un Ep ma solo ora ha voluto mettere in musica il proprio diario di emozioni. Si intitola Psychodonna ed è un inno (rock, dance, punk nello spirito) alla libertà e a quella vocazione notturna che è il racconto introspettivo, talvolta feroce. «Sono controtendenza», dice lei.

Perché, Rachele Bastreghi?

«Perché mi racconto senza mezza misure. Il concetto di Psychodonna è quello di libertà».

Da dove nasce questo bisogno di libertà?

«Da me, dalla mia vita. E si è sublimato nelle letture».

Ad esempio?

«In quelle di Alda Merini o di Sylvia Plath o di Antonia Pozzi. O come Anne Sexton».

Con i suoi versi apre il brano Resistenze.

«Mi piace l'immagine di lei che si ribella, che si isola. Mi hanno mandato un suo ritratto fatto da Joanna Rusinek perché in quel ritratto le somiglio molto».

L'hanno ispirata solo i versi, non le musiche di altri autori?

«Assolutamente no, in questo periodo ho ascoltato tantissimo Battiato, quello di Fetus e di Clic».

Canta anche un brano di Anna Oxa scritto da Fossati.

«Sì è Fatelo con me, un pezzo che evoca la libertà sessuale, il ribaltamento nei ruoli della coppia. Risale al suo primo disco Oxanna del 1978».

Quello che conteneva anche Un'emozione da poco.

«Quel brano mi ha fatto tornare indietro ai miei 18 anni e mi ha fatto capire che oggi ho un coraggio che allora non avevo per tanti motivi, l'età, l'inesperienza eccetera».

Nel disco ci sono altre tre voci, altre tre ospiti. Meg?

«Lei è la parte hip hop di Psychodonna e In due ragazze a Romache scrive e canta un frammento della canzone».

Ma c'è anche Chiara Mastroianni.

«Volevo un finale cinematografico e ho pensato a lei. L'avevo conosciuta in passato e l'ho chiamata perché la immaginavo rappresentasse la mia parte elegante, la mia parte chanteuse in questo disco. Lei canta la parte vocale bassa, io quella alta. È un mondo con riferimenti alla cultura francese con un suono dark, molto dark».

Infine c'è Silvia Calderoni.

«È in Penelope, il primo singolo del disco. Lei è più fisica, non a caso è un'attrice di cinema e teatro che lavora molto, anche come danzatrice, sul corpo».

Perché ha aspettato così tanto tempo prima di pubblicare un disco da solista?

«Non saprei spiegarlo, forse avevo bisogno il tempo giusto per fare questa sorta di autoterapia che è registrare un album e mettere per iscritto le proprie paure, i propri obiettivi, i propri fantasmi».

E i Baustelle?

«Ci ritroveremo quando ciascuno di noi sarà arrivato alla fine dei propri percorsi paralleli».

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