Prima visione

La forma breve della guerra civile, il colpo di Stato, offre al militare il dilemma di quale lealtà sia la vera. Con Operazione Valchiria, Bryan Singer restituisce un po’ d’attenzione a un tipo d’uomo che considera ancora questi valori. E il suo film è un’occasione per documentarsi sulle pagine di Luciano Garibaldi (Operazione Walkiria), Peter Steinbach (Testimone nel fuoco) e Peter von Boeselager (Volevamo uccidere Hitler).
L’esigua vocazione golpista dei militari tedeschi era nota dal disastroso Putsch di Kapp (1920), ma la facile destituzione del Duce nel luglio 1943 li aveva rinfrancati. In Germania però non c’era un re: i militari giuravano fedeltà al Führer. Così, come quello del 1920, anche il complotto del 1944 fallì. E sull’aristocrazia, che l’aveva ideato, s’abbatté il terrore nazista, analogo a quello giacobino.
Ma non è ai paragoni storici che bada Synger col suo dignitoso film, scandito - ahinoi - da didascalie. Operazione Valchiria si divide fra un lungo prologo e un lunghissimo giorno: il 20 luglio, quando crolla il sogno di Claus von Stauffenberg (Tom Cruise). Aveva sognato d’incarnare la «Germania segreta» (nel doppiaggio, «Germania santa»), come la chiamava il poeta Stefan George; ma il sogno s’era infranto nello scontro con un’altra lealtà: quella di un subordinato, per giunta, il maggiore Otto Ernst Remer (Thomas Kretschmann).
Non potendo trovare altra grandezza che quella del ribelle in Stauffenberg/Cruise (il suo personaggio ha parecchio in comune con quello dell’Ultimo samurai), Singer lo fa consolare dall’atto d’amore in extremis del tenente von Häften (Jamie Parker). Un modo elegante per dire il suo sentimento, men segreto che la Germania vagheggiata dal circolo di Stefan George, cui Stauffenberg appartenne in gioventù.
Forse col dvd uscirà anche la versione che il regista aveva pensato. Con quella che appare al cinema, solo un cinquantenne colto capisce tutto.

Allora perché è stato fatto Operazione Valchiria? Perché la Germania demo-cristiana e semi-riunita (attende ancora le province orientali fino a Konigsberg) vuol ricordare che non tutti i tedeschi furono nazisti. E pazienza se i refrattari erano soprattutto aristocratici.

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