Prima visione

Sbaglia chi liquida l’ottimo Le donne del 6° piano come un film sull’eterna divisione tra classi sociali, dove i borghesi vengono demonizzati ed i poveri osannati. E non è un inno alla vera ricchezza spirituale che conta più di quella materiale. O meglio, la pellicola diretta da Philippe Le Guay è anche questo ma non solo. È un racconto molto più complesso, ricco, che offre allo spettatore diverse chiavi di lettura, ognuna meritevole di un approfondimento. È un film che parla di solitudine, di amore, di amicizia, di sofferenza, di pregiudizi duri da abbattere (da entrambe le parti), di comunità che diventano famiglie allargate, di incomunicabilità. È ambientato nella Parigi del ’62 ma, a ben vedere, potrebbe essere verosimile anche mezzo secolo dopo.
Jean-Louis Joubert (uno strepitoso Fabrice Luchini), è un agente di cambio assorbito dal lavoro. È sposato con Suzanne, di origine provinciale (per questo sempre un passo indietro rispetto alla borghesia metropolitana) e padre di due ragazzi che studiano in collegio. Una famiglia arida di sentimenti, gelida, distaccata, dove anche il bacio tra consanguinei è inesistente, pura utopia. Assume come cameriera la giovane Maria, una ragazza spagnola che abita sopra di lui, nel fatidico sesto piano, insieme ad un’allegra banda di domestiche emigrate dalla Spagna. Siamo in era franchista quando molti spagnoli vennero a rifugiarsi e lavorare in Francia per riuscire a mantenere la famiglia rimasta a casa. Attratto da questa chiassosa comunità, che si contrappone ai riti austeri del suo ambiente, ed invaghitosi di Maria, Jean-Louis si legherà sempre più al mondo bizzarro ma onesto di queste donne finendo per innamorarsi del loro piccolo universo al punto di trasferirsi, in un piccolo vano, sul loro piano. Occasione per sentirsi, per la prima volta nella vita, realmente vivo, finendo per assaporare i piaceri semplici dell’esistenza.


Può apparire una favola (il borghese che si trasferisce sul piano delle serve) ma ci pensa Le Guay a respingere il pensiero di questa utopia facendo passare per scandalo, anche tra le domestiche, ciò che è impensabile per il comune sentire. Cast perfetto (spicca la Maura tra le spagnole) e regia sublime per uno dei più bei film di questo sterile 2011.

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