Cultura e Spettacoli

Volodos trionfa anche contro la maleducazione

Accorsi al Teatro alla Scala per ascoltare il pianista russo Arcadi Volodos, artista schivo che decanta tutto ciò che offre al pubblico, giunti al sublime Largo del Terzo Concerto per pianoforte di Beethoven, ripetute raschiate di tosse mandavano in frantumi l'atmosfera magica creata dal tocco e dal «legato» dell'artista. Le espettorazioni colpiscono proprio dove fanno più danni. A questo dobbiamo aggiungere la disparità fra il «peso» fonico del solista e quello dell'orchestra che lo accompagnava, nel nostro caso la Filarmonica della Scala diretta da Michele Mariotti. Quando si accompagna un pianista capace di suonare con gamme dinamiche sensibilissime e di misurare anche il «fortissimo» sullo stile del compositore, occorre svanire. La concertazione, pur tentando di non fare la voce troppo grossa, non bloccava la falange orchestrale, che ogni tanto irrompeva non proprio delicatamente sopra il solista. Alle calde manifestazioni del pubblico, Volodos ha risposto concedendo due bis: prima Schubert, poi un'eterea trascrizione di J.S. Bach da Vivaldi, funestata dall'insistente suoneria di un cellulare. Con simpatia estrema il pianista si è fermato, ha sorriso alla sala e poi ha concluso, dopo un applauso generale del pubblico, ammirato di tanta pazienza e modestia. Stante le mutate condizioni meteorologiche e l'anagrafe degli abbonati, non sarebbe inopportuno suggerire di fornire all'ingresso pompette, caramelle, pasticche mucolitiche.

Mentre al proprietario/a del telefonino canterino prescrivere una visita specialistica completa dall'otorino.

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