Cultura e Spettacoli

Da Zucchero a Nannini, Emma e Capossela. L'omaggio del pop a Francesco Guccini

Il cantautore: "Starò invecchiando, ma mi commuovo ascoltando i miei brani"

Da Zucchero a Nannini, Emma e Capossela. L'omaggio del pop a Francesco Guccini

Lui, sempre più tenero, dice «non canto più le mie canzoni ma mi emozionano ancora». Lo fa presentando via Zoom (bisognerà abituarsi a queste conferenza stampa online) il disco Note di viaggio Capitolo 2 - Non vi succederà niente, che è una raccolta di suoi brani cantati da altri artisti. Si riconoscono sulla copertina, che è una rivisitazione del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. In primo piano c'è lui, di fianco il produttore Mauro Pagani, dietro Fiorella Mannoia, Gianna Nannini, Zucchero (molto bella la sua versione di Dio è morto), Vinicio Capossela, Levante, Emma e Vecchioni (coppia imprevedibile e riuscita in Autunno) e tutti gli altri che hanno realizzato questo secondo volume dell'antologia rivisitata del repertorio di un cantautore decisivo della musica italiana. «Ogni canzone è legata a momenti della mia vita e non nascondo che, sarà anche colpa dell'età che rende rincoglioniti e sentimentali, mi sono commosso a riascoltarle».

A differenza di altri artisti «pari grado», Francesco Guccini ha deciso di non fare più il cantante perché, come ha ribadito anche ieri, «non ho più voce né voglia: le canzoni fanno parte ormai parte del mio passato».

Ma hanno un profondo riflesso ancora oggi, sul nostro presente. Guccini ha avuto un lungo percorso al fianco della politica, come quasi tutti i cantautori sbocciati nei Settanta. Perciò è quasi naturale chiedergli come mai abbia deciso di cantare qualche strofa nel brano Migranti, che lui stesso consegnò a Enzo Iacchetti per candidarsi al Festival di Sanremo. Non fu accettato, Iacchetti si arrabbiò moltissimo e oggi Guccini dice che «forse quelli della commissione sanremese non l'hanno neppure ascoltato». In ogni caso, oggi lui ci canta qualche strofa e dà la propria versione sul fenomeno dei migranti: «Ciò che vediamo accadere non è soltanto colpa della politica. I politici si basano sui sondaggi e i sondaggi dicono che la gente, anche quella di fede cattolica, su questo argomento esprime molta paura. Su questo cresce il populismo. Certo, uno dei motivi è che non si legge quasi più, non c'è più ricerca di cultura».

Per farla breve, questo omaggio (che è forse più omogeneo e centrato del primo) rende in pieno lo spirito di un artista diventato cantante per caso perché voleva fare lo scrittore, come sta facendo ora (ha un altro libro in uscita). «Più del palcoscenico, rimpiango i momenti di preparazione al tour, quando ci trovavamo, suonavano, mangiavamo e poi magari ci facevamo sedici bicchieri della staffa».

Ora, a 80 anni suonati, è un'altra storia e, per lui che ha fatto la Storia della canzone, è pure una sorta di rinascita (in previsione anche di un evento celebrativo all'Arena di Verona nella primavera 2021).

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