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Spettacolo cosmico da gustare seduti in platea in mezzo al parco

In queste sere di luglio il caldo non ci dà tregua, si sa, e per tutti l'idea di fare due passi ai parchi è un'occasione per sperare in un po' di refrigerio, se poi oltre alla passeggiata al verde si aggiunge anche il piacere di assistere ad uno spettacolo della Tosse, l'idea diventa senz'altro più allettante. E così si è dimostrato martedì scorso quando i parchi di Nervi sono risultati affollatissimi di spettatori per il debutto dello Spettacolo Cosmico di Emanuele Conte e Amedeo Romeo in prima assoluta. Alle nove di sera tutti seduti sul grosso pratone in centro ai parchi in attesa che si aprisse il magico Luna Park di cui si vedeva già l'imponente scenografia. Passa ancora mezz'ora prima che il cielo si oscuri un po', ed ecco arrivare dal fondo del prato un bizzarro mago, l'eclettico Enrico Campanati, che tra giochi e trucchetti promette al pubblico di svelare i segreti del cosmo e presenta il suo staff di artisti che accompagneranno gli spettatori in un fantastico viaggio attraverso le costellazioni dello zodiaco. Il pubblico viene invitato a divedersi in gruppetti che a loro piacimento sceglieranno l'itinerario da fare prima di tornare tutti al punto di partenza per il gran finale e così, sotto i pini, tra i laghetti e i ponticelli di quelli che sono uno degli spazi più suggestivi della città comincia l'avventura. Ci si imbatte in strani figuri che rappresentano i segni zodiacali, ma che raccontano più di sé e della loro vita che delle stelle che rappresentano e lo fanno in maniera malinconica con una vena drammatica. L'apotecario Aries cerca di vendere l'elisir di lunga vita agli altri perché lui afferma di non averne bisogno stanco com'è della vita, mentre il ventriloquo Cornelio col suo gemello decidono di separarsi per poi rendersi conto che le loro vite erano strette da un legame indissolubile. Il povero Leone se la prende con Freud se non si sente più il re della foresta, mentre il Sagittario, centauro diviso in due, litiga con la sua coda per la diversa visione che ha del mondo, lo Scorpione ucciderà la rana perché uccidere è il suo compito e non ne può fare a meno. Insomma un microcosmo che presenta una visione piuttosto nera della sua realtà.

Una scelta registica e drammaturgia voluta o no? Certo è che lo spettacolo non è così leggero come forse voleva essere, ma porta a riflessioni amare. Il tutto si chiude tra le note del canto e della chitarra di Giua che è l'unico personaggio che sembra guardare il cielo con un filo di speranza.

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