Si fa presto a dire tagli. Parliamo di quelli al Fus, il Fondo unico dello spettacolo su cui dovrebbe abbattersi la mannaia della prossima Finanziaria e che toglierebbe quasi un terzo delle risorse dedicate alle attività teatrali, alla danza, alla musica e ovviamente al cinema. Al grido di dolore degli addetti ai lavori si aggiunge quello, più prosaico, dellassessore alla Cultura della Regione Lombardia che preferisce la massima di Salvo DAcquisto: «Mirate giusto». Ovvero, cominciamo dagli sprechi che, dati alla mano, discriminano il Nord e il resto dellItalia a vantaggio del Lazio a cui, ogni anno, finisce circa un terzo dei finanziamenti nazionali destinati ai comparti dello spettacolo. Una sperequazione che appare ancor più paradossale confrontando i singoli settori e lindice di produttività. Cominciamo proprio dai teatri, il settore per tradizione più «bisognoso» nonostante abbia registrato nellultimo decennio un incremento di spettatori del 20 per cento. Al comparto lombardo, il Fus devolve circa 11 milioni di euro allanno, cioè un terzo di quanto ricevano i teatri del Lazio: 27 milioni e 627mila euro. Una cifra sproporzionata anche rispetto al totale nazionale che ammonta a circa 84 milioni. La discrasia tra Nord e Centro appare ancor più inquietante se consideriamo che la Lombardia ha quasi il doppio della popolazione del Lazio e che, di fatto il vero raffronto è tra la città di Roma e una Lombardia che oltre a Milano vanta una molteplicità di centri che producono cultura, da Brescia a Cremona a Mantova. Il paradosso è che il teatro lombardo risulta più produttivo con incassi complessivamente superiori ai botteghini: 172,884 milioni di euro rispetto ai 106,694 del Lazio. Il fatto è che nel Lazio le strutture teatrali convenzionate dal ministero sono ben 119 rispetto alle 43 della Lombardia. Visti i risultati in termini produttivi, non si tratterebbe di una questione di merito. «La verità è che a Roma sono arrivate convenzioni a pioggia - dice il segretario dellAgis Stefano Lo Surdo - mentre in Lombardia la selezione ha premiato solo quei teatri con i requisiti aziendali in termini di mercato e qualità del prodotto».
Per gli altri comparti dello spettacolo il paradosso continua. Per la danza, il Lazio incassa dallo Stato due milioni 669mila euro, a fronte dei 420mila destinati alla Lombardia, nonostante accademie di ballo prestigiose come quella della Scala. Figurarsi il cinema, dove la differenza si fa addirittura planetaria: 23 milioni e mezzo per il Lazio contro un milione 284mila spettante alla Lombardia. Ora, al di là della tradizione capitolina, va sottolineato che anche in questo caso la Lombardia batte il Lazio per presenza di pubblico: 20 milioni e mezzo di ingressi allanno contro 16 milioni e mezzo del Lazio.
Il dato complessivo per tutti i comparti dello spettacolo fa riflettere: il Lazio riceve ogni anno 33 milioni di euro in più rispetto alla Lombardia. Il che, in rapporto alla popolazione, vuol dire destinare 15,40 euro per la cultura di ogni cittadino laziale rispetto ai 5,40 per ogni lombardo. Prima di tagliare, caro ministro, forse cè da rivedere qualcosa.
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