Uno spettatore paga 23 euro ma al Teatro ne costa 245

Uno spettatore paga 23 euro ma al Teatro ne costa 245

(...) Ebbene, questa cifra è stata quasi interamente assorbita dai costi per il personale, che è costituito da oltre 5500 dipendenti fissi. «Il costo medio per professore d’orchestra - ha calcolato il parlamentare del Pdl - viaggia intorno a ai 70-80mila euro cui si devono aggiungere gli oneri per le trasferte. Tutto questo - insiste Scandroglio - per una media di 80 rappresentazioni dal vivo all’anno per ogni Fondazione, mentre, ad esempio, in Germania, la media è superiore alle 100 rappresentazioni. Un ben modesto rapporto qualità-prezzo» che la dice lunga sulla formazione e la dimensione del passivo accumulato dagli enti lirici.
Non basta: l’onorevole Scandroglio affonda il dito nella piaga e si rivolge direttamente al ministro per i Beni e le Attività culturali, Sandro Bondi. «Sono ligure - dice -, e ho analizzato alcuni dati del Carlo Felice, Fondazione lirico-sinfonica di media grandezza. Ed ecco i conti, relativi al 2008». Il parlamentare del Popolo della libertà scandisce cifre pesantissime: 30 milioni di costi complessivi, a fronte di 3 milioni e 261mila euro di «introiti da spettacolo-biglietteria» che si riducono a 2 milioni e 856mila se si considerano i proventi derivati dall’effettiva vendita dei biglietti. In questo quadro, lo Stato «contribuisce» con un finanziamento di 15 milioni di euro, la Regione Liguria con poco più di un milione, la Provincia di Genova con 100mila euro e Palazzo Tursi con 5 milioni e 200mila. Piovono soldi (sempre meno, però) anche dai privati (1 milione e 900mila) e da vari sponsor (700mila).
Ed è qui che si innesta il «problema» del numero degli spettatori paganti: 122mila, una miseria, che «rendono» solo i famosi 2 milioni e rotti di cui si diceva. «Emerge chiaramente - conclude Scandroglio - una situazione ad oggi molto più onerosa, stante l’incertezza dei finanziamenti privati e la drastica riduzione di quelli pubblici. Chiedo, pertanto, al governo in che modo intenda affrontare la crisi e se non ritenga utile razionalizzare la distribuzione delle risorse, per rilanciare un settore di importanza straordinaria per l’immagine del Paese».
Concorda immediatamente Bondi. Che ammette: «Per le Fondazioni lirico-sinfoniche serve una riforma radicale e coraggiosa. Quella degli enti lirici è questione importante, seria e urgente. Da tempo sostengo che serve riforma delle fondazioni lirico sinfoniche, riforma invocata anche dagli stessi amministratori. Dobbiamo prendere atto - aggiunge il ministro - che la riforma degli enti lirici ha sostanzialmente fallito il suo obiettivo.

La privatizzazione è risultata solo sulla carta, mentre la gestione non è stata affatto improntata allo spirito di imprenditorialità voluta dal legislatore». Una «stecca», insomma, che ricade inevitabilmente sulle spalle di tutti i contribuenti.

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