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Lo spettro della Grecia penalizza i rendimenti dei Btp

Meno tre giorni: il conto alla rovescia per le elezioni in Grecia è ormai allo sprint finale. Quel 17 giugno che potrebbe decidere – se dovessero vincere i partiti anti austerità - non solo l’uscita di Atene dal perimetro della moneta unica, ma anche la sopravvivenza stessa dell’Eurozona, grava come un’ombra sui mercati di tutta Europa: anche se un sondaggio dell’ultima ora dà per vincente il partito pro euro, Nea Dimokratia, che dovrebbe ottenere il 29% delle preferenze contro il 26% dell’estrema sinistra che intende rinegoziare gli accordi.
I dati non sono ufficiali, dato che in Grecia sono illegali i sondaggi alla vigilia delle elezioni: ma i mercati ci hanno creduto, facendo guadagnare il 12,55% alla Borsa ateniese. Bene anche Madrid (+1,22%), ai massimi Milano, con il Ftse Mib che cresce dell’1,47%: ma a prendere il volo sono stati i rendimenti dei titoli di Stato.
Soprattutto quelli spagnoli: il rendimento dei Bonos a 10 anni è schizzato fino a sfiorare il 7%, lo stesso livello che fece scattare l’intervento per la Grecia, e l’ipotesi di un possibile salvataggio tout court, non più circoscritto alle sole banche, è sempre più minacciosa. A peggiorare il quadro ci sono le divisioni crescenti fra i partner europei: da una parte l’appello della cancelliera Angela Merkel, affinché Madrid faccia «al più presto» richiesta formale di aiuto, non ancora arrivata a Bruxelles come conferma l’Eurogruppo. Dall’altra la minaccia formulata dal ministro degli Esteri spagnolo, Jose Manuel Garcia-Margallo: se Berlino «butterà un Paese in pasto ai lupi, ci saranno conseguenze per tutti», e dunque è meglio che la Germania «adotti un’ottica di lungo termine». Di riflesso le tensioni si sono scaricate anche sulle emissioni dell’Italia: il Tesoro ha collocato 3 miliardi di Btp triennali al 5,30%, ai massimi da dicembre, contro il 3,91% della precedente asta. Un segnale di sfiducia da non sottovalutare, nonostante lo spread Btp-Bund abbia chiuso in calo a 464 punti base, ben al di sotto dei 543 che inchiodano i bond spagnoli, rendendo necessario l’appello alla «calma» da parte del ministro dell’Economia Luis de Guindos.
Sullo sfondo, restano le difficoltà del settore bancario, indebitato con la Bce per 287,8 miliardi, e con la banca centrale spagnola costretta a smentire che vi sia il progetto di liquidare banche sotto il controllo del Frob, il fondo di ristrutturazione. Una rassicurazione per Madrid è giunta dal commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn: gli interessi che la Spagna dovrà pagare sul prestito saranno «compensati» dagli interessi che Madrid applicherà alle banche beneficiarie.
Dal canto suo, il Fondo monetario internazionale ha ribadito che non ha piani per fornire assistenza finanziaria alla Spagna, mentre si prepara a «dialogare» con il nuovo governo greco dopo il voto.
Lo spettro della Grexit, comunque, non è ancora dissolto: a mantenerlo vivo provvede Alexis Tsipras, il leader della sinistra radicale, che in caso di vittoria promette la rottamazione del Memorandum con cui i creditori internazionali hanno concesso gli aiuti alla Grecia. I sondaggi lo danno in perdita ma l’Europa ci crede fino a un certo punto e non abbassa la guardia: in caso di necessità i ministri delle finanze dell’area euro sono pronti a tenere una eventuale consultazione per teleconferenza straordinaria sulla Grecia già domenica sera, non appena saranno noti i risultati delle elezioni. E anche le banche centrali sono pronte ad agire iniettando liquidità per calmare eventuali tensioni dopo il voto in Grecia.

Intanto si affaccia l’incognita Cipro: la piccola isola del Mediterraneo sta negoziando con la Russia e la Cina per ottenere linee di credito per 4 miliardi di euro che le sono precluse dai mercati internazionali, e potrebbe diventare presto il quinto Paese della zona euro a chiedere l’assistenza finanziaria della Ue.

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