La Spezia, nell’armonia di Glass duettano violoncello e flauto

Una chicca. Goduta fino in fondo al Teatro Civico della Spezia che s'è concesso la prima italiana di «Chaotic Harmony», l'ultimo brano di Philipp Glass, il compositore statunitense tra i capofila del minimalismo musicale da cui ha preso le distanze privilegiando pezzi austeri basati su ritmi compulsivi.
«Chaotic Harmony» nasce per il cortometraggio di Sat Hon sulle pratiche del Tai chi e del Qigong. Una sorta di viaggio sciamanico visuale verso le origini delle due antichissime arti tra cielo e terra, tra la New York crepuscolare e i sacri fiumi orientali. Sul palco l'intreccio e scambio vigoroso di violoncello e flauto, ovvero Tatjana Vassilieva e Massimo Mercelli. Che mette mano alla composizione concepita da Glass per violoncello e voce, sostituendo alla voce il flauto. Un corsa poderosa, sottile e dirompente; un impasto di suoni che si cercano e infilzano, a ipnotizzare, graffiare, cullare. Una Vassilieva che arpeggia il violoncello di Stradivari da uomo e un Mercelli che la incalza e sfida. Il risultato corre sul brivido, fa storcere il naso a qualche musicologo, ma accidenti se emoziona. Non a caso Mercelli, (allievo dei flautisti Maxence Larrieu e André Jaunet, direttore artistico e fondatore dell'Emilia Romagna Festival, e membro del direttivo della European Festival Association) ha suonato più volte con Glass: l'ultima esecuzione insieme è stata «Facades», «con Glass al pianoforte - ricorda Mercelli - Suonare con il compositore è un grande privilegio. Capti sfumature che rielabori. Mi è successo pure d'improvvisare con lui, che è anche flautista». Glass gli ha regalato il manoscritto di Chaotic Harmony e «io ne ho tratto una versione per flauto. Lo faremo anche alla Filarmonica di Berlino». Formazione rarissima come distillazione di suoni, decanta in buona esecuzione «perché uso il flauto di legno. Quello di metallo produrrebbe l'effetto-sferragliamento di binari» butta lì ironico Mercelli. La prima mondiale nel 2006 all'auditorium dell'ONU a New York per l'11 settembre. Poi al Civico. Il direttore gongola, che la Società dei Concerti onlus ha messo in piedi un programma con i controfiocchi. Tant'è che «Chaotic Harmony» è stato presentato in seno all'eccezionale concerto del Quintetto dei Berliner Philarmoniker, un ensemble di recente formazione e alta classe composto da star internazionali legate dall'amicizia e da un'esperienza pluriennale nella musica da camera. Violino, viola, violoncello e contrabbasso per due perle della letteratura quartettistica: il «Quartetto KV 285 per flauto e trio d'archi» di Mozart e la «Sonata a quattro in re maggiore n. 6» di Gioacchino Rossini con il travolgente allegro conclusivo «La tempesta». In crescendo di virtuosismi e potenza espressiva l'esecuzione di «Contrafactus per flauto e quintetto d'archi» di Giovanni Sollima, conosciuto negli Stati Uniti come «The Jimi Hendrix of the Cello».

La chiusura sul romantico con «Quintetto per archi in do maggiore op. 163 D 956» di Franz Schubert. Due ore di emozioni godute nello spazio allargato di generi e tempi musicali che in un tranquillo mercoledì sera hanno riempito il Civico.

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