Spiare è reato ma bucare il pallone no

Spiare è reato ma bucare il pallone no

La loro stanza da letto si affaccia proprio sull'ingresso del panificio sotto casa e per loro la vita diventa impossibile: serranda alzata prima dell'alba, rumori, via vai. Una coppia di coniugi inizia così la sua guerra contro il negozio, a furia di secchiate d'acqua lanciate davanti all'ingresso e foglie e rifiuti gettati ai piedi dello zerbino poco prima dell'arrivo dei clienti. Risultato: la suprema corte li ha condannati per molestie . Stessa condanna per stalking anche per un inquilino spione che stava continuamente appostato dietro alla finestra per sbirciare i movimenti dei suoi dirimpettai, li sbeffeggiava con epiteti, gesti e risate ogni volta che li incrociava per le scale.

Ha invece solo sfiorato la condanna penale per stalking un inquilino che, esasperato dalle grida dei bambini del palazzo, li ha puniti più volte bucando il pallone con cui stavano giocando. I genitori lo avevano accusato di stalking perché i ragazzini erano terrorizzati dal suo passaggio. Tuttavia l'uomo, condannato in primo grado, in Cassazione si è visto riconvertire il reato in violenza privata, dimostrando che la sua condotta era finalizzata al rispetto del regolamento condominiale, il quale prevedeva il divieto di giocare a pallone durante certi orari della giornata e che, i bambini non lo temevano, in quanto continuavano imperterriti a scendere in cortile a giocare. È stata accusata di stalking anche una signora che, sentendo rumore di trapani e martelli al piano superiore e non avendo chiarimenti dal vicino, ha informato il Comune di possibili abusi edilizi. Ebbene, ad essere accusata di molestie è stata lei.

Insomma, le sfumature della legge sono parecchie e le casistiche che si consumano tra gli androni dei palazzi ancora di più. Tuttavia in alcun casi la denuncia è stata fondamentale per stanare situazioni malate e potenzialmente pericolose.

Nel 2016 uno stalker è stato arrestato per aver portato un vicino di casa all'esasperazione a causa delle sue minacce maniacali. In un altro caso, i giudici hanno constatato la reciprocità degli atti persecutori. Di fatto la vittima, per cercare di sopraffare la paura, aveva messo in atto comportamenti vessatori.

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