Politica

«Spiate e firme false: lo staff di Storace mi fermò Ho fatto tutto da solo»

L’avvocato di Pierpaolo Pasqua, il detective arrestato: «Voleva autoaccreditarsi, era rimasto sulla strada e cercava un lavoro»

Anna Maria Greco

da Roma

Servigi non richiesti, quelli di spionaggio politico del detective Pierpaolo Pasqua? Lui racconta agli inquirenti di essere stato «stoppato» da collaboratori di Francesco Storace, quando propose di fornire indicazioni sui pedinamenti fatti a Piero Marrazzo (che nel 2005 era l’antagonista dell’allora governatore del Lazio) e quando si offrì di falsificare delle firme nella lista di Alessandra Mussolini. Gli venne detto che «si sarebbe seguita la via istituzionale» e forse ci si riferiva anche all’esposto che Marco De Vincentiis, candidato della lista Storace, avrebbe poi presentato in procura per denunciare le firme false poste in calce ad Alternativa sociale.
L’investigatore privato è stato interrogato venerdì nel carcere di Regina Coeli dal pm romano Francesco Ciardi e ha raccontato la sua versione dei fatti. Sostiene, in sostanza, di aver agito di sua iniziativa per guadagnarsi consensi e prospettive di lavoro nell’ambiente di An, ma di essere stato bloccato.
Indagato dalla procura di Roma per accesso abusivo ad un sistema informatico, Pasqua è stato arrestato in seguito all’inchiesta della procura di Milano sulle presunte intercettazioni abusive di Marrazzo e della Mussolini durante la campagna elettorale regionale. È reo confesso, riconosce le accuse e ammette di aver fatto pedinamenti, appostamenti e foto a Marrazzo e di essersi offerto di falsificare le firme della Mussolini. Ma dice anche che le sue proposte, con le quali secondo i suoi difensori cercava di farsi conoscere nell’ambiente e di acquisire nuovi incarichi, sarebbero state bocciate.
Pasqua riconosce di aver avuto contatti con «tre persone» dello staff politico di Storace, una delle quali era l’allora portavoce Niccolò Accame e di aver conosciuto lo stesso governatore e poi ministro di An anche in virtù della militanza politica comune.
Ma l’investigatore nega di aver ricevuto da Storace o da uomini a lui legati altro incarico oltre quello di bonificare i telefoni della Regione che gli aveva fruttato un compenso tra i 10 e i 15 mila euro. «Voleva autoaccreditarsi, cercare di trovare un lavoro in pianta stabile, dopo aver perso il rapporto con l’agenzia di Miriam Ponzi ed essere rimasto in mezzo ad una strada a dicembre del 2004», spiega il suo avvocato.
Accame ed altri esponenti di An li conosceva da tempo, per la sua militanza nel partito (è presidente di un circolo di An a Ronciglione, ma risulta candidato alle prossime elezioni politiche nella lista autonomista federata con la Lega) e perciò si era rivolto a loro. Ieri, intanto, i procuratori aggiunti Achille Toro e Italo Ormanni, che coordinerà le indagini sul caso, insieme a Ciardi hanno sentito come testimoni tre dipendenti o ex dipendenti della Regione Lazio. L’ex collaboratore di Accame nella segreteria del governatore, Lorenzo Pasini e poi Fausto Serse Pennazzo, l’impiegato che il 29 marzo del 2005 avrebbe agevolato l’ingresso negli uffici, senza passi o controlli e soltanto previa telefonata, di Pasqua che aveva concluso poco prima l’attività di appostamento presso la sede del comitato elettorale di Marrazzo. Dopo il colloquio durato due ore è stato il turno di Andrea Straziota, ex addetto stampa della Regione, sempre in servizio durante la gestione Storace. Nei prossimi giorni, come già annunciato la scorsa settimana, Ciardi potrebbe andare a Milano per interrogare Gaspare Gallo, l’altro 007 arrestato perché coinvolto nell’inchiesta sulle illecite intercettazioni.

Ma prima potrebbe essere interrogato Accame.

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