Stefano Zurlo
È stata la prima inchiesta sugli spioni a Palazzo di giustizia: vigili che entravano nei computer della Procura e carpivano informazioni da passare ad altri uomini in divisa. Ora arrivano le prime condanne, poco più che simboliche perché coperte dallindulto, ma importanti perché alzano un argine contro un fenomeno esteso ed inquietante, come dimostrano i ripetuti arresti e blitz degli ultimi mesi. Davanti al gip Vincenzo Tutinelli sono comparsi sei vigili, cinque dei quali con funzioni di polizia giudiziaria allinterno della cittadella di Porta Vittoria, e unimpiegata amministrativa. Uno degli imputati ha scelto la strada del rito abbreviato ed è stato condannato a 7 mesi, altri due hanno patteggiato 6 mesi, gli altri sono stati rinviati a giudizio. Per tutti laccusa era accesso abusivo al sistema informatico.
Decine di ingressi non autorizzati nel Re. Ge., il registro generale della Procura, e tutti riguardanti le molte inchieste aperte contro presunte mele marce della polizia locale. Per un anno e mezzo buono nessuno ha sospettato nulla: poi a giugno 2005 il pm Grazia Pradella ha avuto i primi dubbi e ha cominciato a studiare a ritroso il tema. In breve è emersa una rete di «ghisa» che spiavano per conto di colleghi finiti nei guai: i terminalisti, come si dice in gergo, intercettavano in tempo reale notizie delicate e teoricamente inaccessibili. Iscrizioni nel registro degli indagati, richieste di arresti al gip, in pratica tutti i movimenti dei Pm.
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