Le spoglie non sono più qui

Qualche turista cerca ancora la lapide sfregiata dai vandali ma nel cimitero del borgo non c’è

Le spoglie non sono più qui

Maria Vittoria Cascino

Le hanno detto che era nel cimitero di Portofino. Che loro un’occhiatina alla tomba l’avevano data durante quella gita-tutto-compreso batteria di pentole inclusa. E poi il cellulare che scorre le immagini con la foto della contessa graffiata dal sasso d'un atto vandalico. Ersilia se le ficca negli occhi. Ersilia che non s’è persa una virgola della morte che si prese la contessa Francesca Vacca Agusta, del valzer dei protagonisti, di misteri reali o supposti intrecciati a Villa Altachiara. Che alla fine le sembra d’averla sempre conosciuta quella bella donna sotto il cappello di paglia e i grossi occhiali scuri.
Ieri Ersilia era a Portofino all’alba. Figurati la gente. Meglio andare presto. Ersilia non lascia quasi mai Varese, ieri s’è fatta un regalo. Il borgo è immobile, la piazzetta vuota, uno yacht in rada e il sole che accarezza il monte. Ma non ha tempo per tanta bellezza da cartolina, le hanno detto che il cimitero è vicino alla Chiesa di San Giorgio. Imbocca la stradina di lato alla piazza e sale. Sale per quella creuza stretta che tocca i sensi, su, fino al belvedere, alla chiesa. Si ferma qui, il mare l’abbaglia mentre il fiato si fa corto.
Il cimitero è là dietro, piccolo da stare in uno sguardo. Varca il cancello, tre scalini e cerca. Una lapide dopo l'altra. Altri tre scalini, altra terrazza. Cerca l’immagine del cellulare. Niente. Nessuna traccia della contessa. Si siede sulla panca vista paradiso. Un anziano arranca al piazzale. «Ma, la contessa dov'è?» «Non è più qui. Un paio d’anni fa l’hanno tumulata nella tomba di famiglia ad Orsara, Serravalle. Prima se l'è portata via il mare, adesso il fratello. Però c’è ancora qualcuno che viene a cercarla nella sua Portofino». Niente in confronto a qualche tempo fa. Il cimitero era una tappa obbligata. Un fiore, una foto. Un turismo necrofilo che prendeva la via di San Giorgio. Oggi s’accontentano d’un flash davanti alla villa. «Francesca avrebbe voluto restare a Portofino».
Susanna Torretta te lo dice convinta mentre ricorda quei loro discorsi quasi scaramantici, davanti ad uno specchio, a contare le rughe che verranno. Ironiche e provocatorie nella villa sulla scogliera: «Parlava di farsi cremare e portare in Messico. Poi ha cambiato idea. Diceva che il cimitero di Portofino era così intimo. Quasi il giardino d’una villa. Lì ci sarebbe stata bene. Poi quella morte assurda. È stato Maurizio Raggio a occuparsi della sua sepoltura, nella seconda terrazza del cimitero». Poi è intervenuto il fratello della contessa, Domenico Vacca Graffagni: «Ha voluto trasferire le spoglie nella tomba di famiglia accanto ai genitori. L’ha allontanata da Portofino e ci è spiaciuto moltissimo. Qui forse era più facile portarle un fiore. Ma Francesca resta nel cuore di chi l’ha amata davvero».

Susanna corre sulle parole, per dirti che Francesca è stata l’amica, la sorella, l’altra mamma. Oggi sono passati cinque anni dalla tragica scomparsa. Oggi a Portofino la messa in suffragio della contessa. Che Raggio ha chiesto di celebrare. Nessun annuncio pubblico, solo un rito privato che scansa ogni ribalta.

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