È dal portiere che si comincia per la costruzione di una squadra di calcio. E il portiere al club Italia non è in discussione, a dispetto di molti critici feroci e di qualche cedimento tradito dal fuoriclasse Gigi Buffon. Fosse finita diversamente la finalina di Salvador, scontato lo scenario: tutti a chiedere la testa e la maglia del portierone, tutti a rievocare lo Zoff di Argentina '78, tutti a dividersi sull'eredità tra Marchetti (il più accreditato per talento) e Sirigu, terzo iscritto della lista.
A proposito: per evitare in futuro dibattiti e referendum (come accadde tra Pagliuca e Marchegiani con Sacchi ct e tra Galli e Tancredi con Bearzot a Messico '86), è meglio "battezzare" il secondo di Gigi e magari scaldarlo durante qualche amichevole di lusso.
Il portiere è dunque il pilastro di cemento armato su cui innalzare la costruzione del mondiale 2014 che deve rispettare il disegno attuale e cioè avvitarsi sullo schema dei due blocchi Juve e Milan arricchendolo di altri rampanti giovanotti che sono usciti dall'europeo dell'under 21 con la laurea honoris causa.
I tre nomi fatti dallo stesso Prandelli sono una indicazione precisa: Florenzi e Verratti per il centrocampo, Insigne per il ruolo di seconda punta esterna, in alternativa allo stesso El Shaarawy.
Si possono aggiungere Destro arrivato in Israele con acciacchi fisici e al culmine di una stagione di scarso spessore e magari Ranocchia da rimettere in sesto dopo un periodo deludente, in parte motivato dalla salute malferma di un ginocchio o ancora Ogbonna se il passaggio alla Juve dovesse conferirgli quelle sicurezze che tutti gli accreditano.
Dopo il portiere bisogna passare alla difesa e nel caso di Prandelli alla definizione di un sistema di gioco che prenda lo spunto dalla Juve di Antonio Conte e lo ricalchi, fedelmente, grazie a meccanismi collaudati.
Si gioca a tre dietro? Bene. È il caso di rompere gli indugi e stabilire il format tattico con qualche cambio a seconda del rivale da incrociare e dello stato di forma dei suoi migliori interpreti.
A centrocampo il regno di Pirlo è destinato alla fine: dietro di lui Verratti è la migliore scommessa da realizzare insieme con Florenzi mentre Candreva si è conquistato, con Giaccherini, un posto al sole che nessuno potrà togliergli.
De Rossi e Montolivo sono la scorta decisiva per Pirlo ma il maestro di balistica non può reggere un intero mondiale: meglio prepararsi alla staffetta e alla sostituzione mirata.
Infine c'è la questione apertissima dell'attacco. Qui Balotelli è l'unica freccia all'arco del ct. Tutti gli altri sono da arruolare.
Osvaldo si è messo da solo fuori dal giro, ma è troppo poco per un mondiale, Giovinco ha qualche fragilità di troppo, El Shaarawy deve dimenticare quel che gli è accaduto nel primo semestre del 2013 e dimostrare che giocare con Balotelli non è un handicap, semmai un'autentica fortuna.
Si può puntare su Insigne ma poi il duo d'attacco va completato con un tre-quartista, una specie di suggeritore da mettere nella buca del palcoscenico di cui non si intravede l'identità.
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