Torino - La Juve dai piedi buoni si prende tutte le rivincite: Pirlo fracassa le speranze del Milan lasciandogli in ricordo un gol (mai aveva segnato ai rossoneri da quando è a Torino) e una traversa. Giovinco conclude l'opera sfruttando al meglio la sua stazza da topolino in mezzo alle statue milaniste. La Juve continua a credere nel suo campionato, anche se gioco e architettura della partita mettono seri dubbi e imporranno l'ennesimo grattacapo a Conte. A dispetto dei gol e del risultato. Il Milan ancora una volta è stato annichilito dalla sua povertà calcistica e dalla incapacità difensiva. Non c'è futuro né speranza per una squadra così, assenteista in attacco e svagata a centrocampo. Qualcosa deve cambiare: contro il Napoli fu miglior figura.
Juventus stadium come un bombonera affamata: bel colpo d'occhio di bandiere bianconere. Peccato che la curva juventina canti Fratelli d'Italia e non si zittisca mai quando, invece, buon senso e buon gusto avrebbero chiesto di onorare il minuto di silenzio per i morti di Lampedusa: solita Italia del pallone. Poi comincia la partita e sono dolori per chi crede a queste due squadre. In quindici minuti va in scena un festival di errori ed omissioni, calcio giocato e calcio sgraziato (o disgraziato). Pensi a come si presentano Roma e Napoli e ti verrebbe voglia di chiudere l'album di figurine che sta in campo. In 19 secondi la Juve rivaluta il senso di una storia, e magari della mascherina del cellulare di Galliani: Nocerino pesca lungo e in diagonale Muntari in piena area, così solo da sentirsi in colpa, o da preoccuparsi, i difensori juventini ancora assorti a guardarsi le tribune e Buffon bucato dal destro del nigeriano come un tiro a segno.
Il vizietto juventino comincia ad essere preoccupante: è la sesta volta che la Signora va in svantaggio su 10 partite ufficiali (considerando la Supercoppa). Poteva preoccuparsene la Juve e avvantaggiarsene il Milan se non fosse squadra che si regge su scarsi equilibri. Ieri Allegri ci ha provato con tre muscolari più Montolivo a centrocampo, ma non c'è difesa contro errori e distrazioni. La Juve ha cominciato ad aumentare i giri del motore. La difesa milanista ha fatto intravedere le solite crepe: Abbiati si è liberato dei tiri da lontano (Quagliarella, Asamoah, Chiellini). Poi c'è voluto un saggio d'orchestra per la stonatura generale: Montolivo perde una palletta a centrocampo che neppure all'asilo d'infanzia, De Jong stende il fuggitivo Quagliarella al limite dell'area rimediando una fessa ammonizione(diffidato salta l'Udinese) e concedendo a Pirlo la miglior zona di tiro. E l'architetto juventino ha calciato a modo suo: niente di eccezionale, se Abbiati fosse stato più reattivo su un pallone non proprio avvelenato: toccato dalla mano e in gol. Per Pirlo prima rete contro il Milan, per il Milan figuraccia generale alimentata da superficialità calcistica e qualità depresse.
Rimessa in pari la partita tutti felici e contenti, gioco noioso, tocchetti e passaggi prevedibili, nessuno che sappia destabilizzare. Juve un po' più pirotecnica nei colpi di Tevez. Pioggia sul campo, ma calcio annacquato dalla scarsa vena dei migliori. La gente delle tribune se n'è perfino stufata ed ha cominciato ad insultare Balotelli: a Torino è un must.
Noia e grigiore calcistico sono stati compagni per altri 20 minuti della ripresa, salvo qualche durezza (Chiellini ha provato un pugno di Mexes, Robinho la testa di Bonucci). Poi il solito gol mangiato da Robinho (deviazione di Buffon) e una poco consistente pressione juventina: due tiracci di Asamoah una palla di Pogba, entrato a rinfrancare la squadra, rimbalzata sul petto di Abbiati. Ma il pallone sa divertire per la sua imprevedibilità e quando Conte ha pensato a Giovinco, tanti si saranno detti: ma dove pensi di andare? A vincere la partita, ha risposto lui. Giovinco in due minuti ha sfaldato la difesa milanista: seminato i difensori approffittando di un altro errore di Montolivo e crocefisso Abbiati e, poco dopo, subito un fallo dall'imperdonabile Mexes (espulso per doppia stupida ammonizione) che ha fruttato una punizione.
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