
Prese il Milan avviato a un fallimento sportivo e lo lasciò al limite di un fallimento finanziario. Eppure la vita calcistica spericolata di Giuseppe Farina, Giussy per tutto il mondo del pallone, morto ieri a 91 anni, fu quella di un presidente-protagonista che a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta del secolo scorso seppe togliersi belle soddisfazioni. Intanto perché vicentino di Gambellara fu il presidente del Real Vicenza, ovvero del miglior Lanerossi di tutti i tempi, quello che nel '77-78, grazie ai gol di Paolo Rossi e alla sapienza tecnica di Gibì Fabbri, arrivò secondo alle spalle della Juve, registrando la miglior performance in assoluto di una neopromossa. Anche se quello che era il suo gioiello, Pablito, diventerà presto la sua croce, visto che Farina, pur di tenere a Vicenza il centravanti, allora in comproprietà con la Juve, arriverà ad offrire alla buste 2 miliardi e 612 milioni, battendo inevitabilmente l'offerta bianconera molto più bassa, ma finendo con l'indebitare esageratamente il club biancorosso, che nel giro di due stagioni tornò a sprofondare in serie B.
A quel punto Giussy, inseguito dai creditori, è costretto a cedere non solo Paolo Rossi, ma anche il Vicenza. Ma poiché l'imprenditore veneto non sa stare senza il pallone (negli anni Settanta era stato anche patron del Padova), ecco che gli balza in testa l'idea di scalare un club ben più prestigioso, ma alle prese con una situazione societaria traballante, come il Milan reduce dalla vergogna del calcioscommesse. Grazie ai buoni uffici di Rivera e di alcuni dirigenti della vecchia guardia, Farina rileva il Diavolo da Felice Colombo, ma non fa in tempo ad evitare la seconda retrocessione, questa volta sul campo. L'ingaggio di Castagner prima e di Nils Liedholm dopo, riportano comunque il Milan di Farina nei quartieri alti della serie A, oltre che in Europa, e il patron vicentino si toglie la soddisfazione di riportarsi a casa quel Pablito che nel frattempo era stato l'eroe del Mundial, ma che in rossonero brillerà solo in un memorabile derby.
La propensione all'indebitamento, però, perseguita Farina anche nel Milan e così all'inizio dell'86, già contestato dai tifosi per una imbarazzante eliminazione in Uefa a San Siro con il modesto Waregem e incalzato dal
profilarsi di Silvio Berlusconi, Giussy è costretto un'altra volta a farsi da parte, a cedere anche il Milan sull'orlo del fallimento e a riparare prima in Sudafrica, poi in Spagna. Pur avendoci regalato qualche bella pagina di football.
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