Calcio

Allegri spera che la sosta non abbia spento la Juve

Mentre il club rischia il deferimento per gli stipendi, il tecnico avverte i suoi: "Partita complicata dopo lo stop"

Allegri spera che la sosta non abbia spento la Juve

Torino. Nove partite ad aprile, la prima delle quali stasera allo Stadium contro il Verona. Poi, martedì, l'andata della semifinale di Coppa Italia contro l'Inter: quindi la trasferta contro la Lazio, il primo round dei quarti di Europa League contro lo Sporting Lisbona e via di questo passo. Senza la possibilità di tirare il fiato. Né in campo e nemmeno fuori: dove si giocano peraltro le partite più difficili e importanti anche se Allegri fa finta di niente e insiste giustamente, dal suo punto di vista nel rimarcare che la sua squadra ha finora raccolto 56 punti e deve difendere la seconda piazza. Quel che in realtà appare certo è che, in attesa del 19 aprile e della possibile revoca dei 15 punti di penalizzazione di fronte al Collegio di Garanzia del Coni («vediamo cosa succede a partire dalla prima udienza, c'è sicuramente fiducia, ci stiamo difendendo serenamente...» così ieri l'ad Scanavino), si vada verso lo scontato deferimento riguardante la manovra stipendi: quello che, a detta degli esperti e anche sulle basi delle intercettazioni emerse, potrebbe ancor più aggravare la posizione della società bianconera con penalizzazioni altrettanto gravi se non peggio.

Si vedrà. Nel frattempo si pensa al calcio giocato e a una partita che sulla carta appare scontata ma resta insidiosa. «Non possiamo pensare che, siccome prima della sosta abbiamo vinto a Milano, la stagione sia finita e tutto si sia risolto le parole di Allegri -. Dopo la pausa ogni match può rivelarsi complicato e il Verona non è una squadra facile da affrontare: anche all'andata abbiamo fatto fatica». Comunque sia, «vincere più partite possibili adesso ci consentirebbe di vivere poi un maggio importante».

In campo ci sarà una Juve tendenzialmente giovane, un po' per scelta e un po' per necessità viste le squalifiche di Rabiot e Paredes, che non avrebbe comunque giocato dal primo minuto: Fagioli (soprattutto) e Miretti sono ormai due certezze e nessuno storce il naso quando li si vede tra gli undici. Non sono stati invece nemmeno convocati Chiesa («sente ancora dolore al ginocchio, puntiamo ad averlo contro l'Inter») e il solito Pogba («non so quando tornerà, l'adduttore è guarito ma dipenderà dal ginocchio»), mentre Di Maria si accomoderà in panchina dopo gli impegni con la nazionale pronto eventualmente a dare una mano in corso d'opera. In attacco, con il Vlahovic rinato indossando la maglia della Serbia (tre reti in due partite) ci sarà così uno tra Kean (favorito) e Soulé: dovrebbe bastare per proseguire un cammino che nelle ultime venti giornate ha visto i bianconeri raccogliere 46 punti, almeno otto in più di tutte le altre concorrenti a parte l'irreale Napoli (54) di questa stagione. «Andiamo verso un finale di stagione bello e faticoso chiude Allegri - Bisogna affrontarlo con entusiasmo».

Sul campo sì: fuori, un po' meno.

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