
È un cammino sportivo, ma anche mentale quello che ha portato Jannik Sinner da Wimbledon a Wimbledon. Dai quarti di finale persi un anno fa con Daniil Medvedev alla trionfale passerella con Carlos Alcaraz. In mezzo un po' di tutto, gioie e dolori, misti a rabbia, che l'altoatesino ha sempre soffocato nel suo cuore, mostrando al massimo un sorriso appena abbozzato, più di rispetto che di circostanza. Cinquantotto settimane da numero 1 (eguagliato Jim Courier nella speciale classifica), ma sognando la legittimazione storica, non solo numerica. Jannik è arrivato a Wimbledon sapendo che quel trofeo faceva al caso suo e che non poteva più permettersi di perdere ancora dal rivale spagnolo.
Da Wimbledon a Wimbledon. Il malessere contro Medvedev, il no a sorpresa ai Giochi di Parigi, la deflagrazione del caso doping ad agosto, il trionfo agli UsOpen e poi un 2025 iniziato con la difesa del titolo all'Australian Open (12-26 gennaio), e proseguito con la sospensione di tre mesi (9 febbraio-4 maggio) imposta dalla WADA per la positività al Clostebol del 2024, dovuta a una contaminazione involontaria. Il rientro, Roma e Parigi, due finali, stesso epilogo: sconfitto da Alcaraz. "Quei ko bruciano ci spiega Gabriele Sol, mental coach di molti atleti, tra calciatori, ciclisti e tennisti ma è lì che nella sua mente succede qualcosa. È in quel momento che il fuoriclasse mette a frutto ciò che da quelle sconfitte ha imparato".
Ma serve tempo. Jannik rientra sull'erba all'ATP 500 di Halle (17-23 giugno), e viene eliminato al secondo turno da Alexander Bublik. Come se non bastasse ecco la separazione dal preparatore Panichi e dal fisioterapista Badio proprio alla vigilia del torneo di Wimbledon. Dodici mesi prima l'amarezza di una eliminazione ai quarti e ora un percorso quasi perfetto: con il brivido Dimitrov costretto al ritiro per infortunio quando era avanti di due set. "La capacità principale di Sinner? Andare oltre il riflesso naturale della reazione per agire in modo consapevole determinando gli eventi ci spiega sempre Gabriele Sol -: sia nel macro di situazioni complesse (ad esempio il caso doping, o la sconfitta al Roland Garros), sia nel micro di ciascuno scambio vissuto in campo. In entrambi i casi Sinner sa mantenersi concentrato a prescindere dal tipo di stimolo a cui viene sottoposto. La sua espressione imperturbabile è più di un atteggiamento: è un sigillo di disciplina interiore".
Sinner sembra dunque intrecciare in modo impareggiabile istinto e mente pensante. "E infatti questa coerenza si riflette nel lavoro condiviso con il team aggiunge Sol -.
Non stupisce che, pur di mantenere intatto questo equilibrio, Sinner abbia compiuto scelte difficili come la sostituzione di alcuni membri dello staff. A Wimbledon ha sollevato il trofeo, ma la vera vittoria era avvenuta già prima: dentro di sé, nel silenzio di chi sa restare concentrato mentre fuori il mondo urla".