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Appeal, errori e società. Povero Milan oltre i torti

Romagnoli amplifica i sospetti dei rossoneri Gattuso squalificato per insulti all'arbitro

Appeal, errori e società. Povero Milan oltre i torti

Per rispondere al quesito del giorno -perché il Milan non sa più vincere?- bisogna partire dalla denuncia di Alessio Romagnoli che con qualche espressione colorita ma efficace ha dipinto uno scenario allarmante per i suoi tifosi. Riferito al doppio comportamento degli assistenti di Banti sul fuorigioco ha testualmente segnalato: «Perché quando c'era un fuorigioco evidente degli attaccanti juventini lasciavano finire l'azione facendoci cagare sotto e quando toccava a noi fischiavano prima?». Come si può ben capire non si è trattato di una banale protesta ma dell'applicazione di un diverso metodo nelle due metácampo. Romagnoli ha aggiunto un secondo argomento, forse ancora più decisivo. «C'è anche una questione di rispetto da sollevare: quando mi avvicino io per chiedere spiegazioni, da capitano, partono subito le ammonizioni».

Attenzione però: sarebbe un clamoroso errore immaginare che la sconfitta del Milan a Gedda sia da attribuire a Banti tacendo dei limiti, delle sfortune sfacciate, dei tradimenti (Kessié e Higuain) subiti dal club che è rimasto ancora una volta silente dinanzi a qualche fischio ostile e al pasticciaccio brutto di Higuain lasciando a Gattuso la responsabilità di gestire per intero la comunicazione con evidenti contraddizioni nei diversi passaggi (prima sicuro al 90% poi la febbre infine la scelta tecnica).

La conseguenza è stata anche la seguente: per qualche parolina di troppo, pronuncista a fine gara, Rino é stato squalificato per un turno e sarà assente a Genova insieme con tre esponenti di primissima fila (Romagnoli, Kessie e Calabria). Piuttosto, sul piano calcistico, c'è da aggiungere che il Milan di Cutrone è apparso molto più autorevole e pericoloso di quello di Higuain.

Anche su questo tema, piuttosto che inseguire fantasmi e complotti, bisognerebbe chiedersi perché mai due esponenti di spicco della grande Juve invincibile, Bonucci e Gonzalo, hanno scelto in estate il trasferimento a Milanello sicuri di «spostare gli equilibri» e dopo pochi mesi hanno cambiato destino e squadra rivoluzionando i piani tecnici.

Al netto dei limiti strutturali dell'attuale gruppo, delle disattenzioni arbitrali e dello scarso appeal dei rossoneri c'è da ribadire un concetto cardine del calcio di ogni tempo: una squadra nasce prima di tutto in societá.

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